EMERGENZA CALDO E LAVORO: PROTEGGERE I LAVORATORI DAI RISCHI DEGLI AMBIENTI PIÙ CRITICI

A partire dal 4 Luglio 2025, entra in vigore l'ordinanza regionale che vieta l'attività lavorativa all'aperto e in condizioni di esposizione prolungata al sole nelle ore più calde della giornata, dalle 12:30 alle 16:00. Questo provvedimento riguarda settori ad alto rischio come l’agricoltura, il florovivaismo, la logistica e i cantieri edili e stradali. L’obiettivo è proteggere i lavoratori che, per necessità, sono costretti a lavorare all’aperto nelle ore più calde, riducendo il rischio di colpi di calore, disidratazione e altri malesseri legati all’esposizione prolungata al sole.

L'ordinanza sarà valida fino alle ore 24:00 del 31 agosto 2025 e si applicherà nelle zone e nei giorni indicati dalla mappa del rischio, disponibile sul sito ufficiale Workclimate. La mappa si basa su un sistema di monitoraggio che segnala i livelli di rischio, identificando le aree in cui il rischio di esposizione al calore è classificato come “ALTO” per i lavoratori esposti al sole e impegnati in attività fisiche intense.

Un clima sempre più ostile sul lavoro

Negli ultimi anni, l’innalzamento delle temperature non è più una semplice previsione, ma una realtà quotidiana che influisce pesantemente sulle condizioni di lavoro.

Secondo i dati dell’Osservatorio europeo Copernicus, la temperatura media globale è aumentata di circa 1,5 gradi, con impatti diretti sul mondo del lavoro.

In questo contesto, le contromisure diventano fondamentali, e le professioni che espongono maggiormente i lavoratori al caldo richiedono una protezione mirata.

Inoltre, fattori come età e condizioni di salute sono determinanti nell'impatto del caldo sui lavoratori.

In particolare, le persone anziane sono più vulnerabili agli effetti estremi del caldo, come colpi di calore e disidratazione, che possono compromettere seriamente la loro salute.

È essenziale, quindi, adottare misure di protezione differenziate, che tengano conto delle caratteristiche individuali dei lavoratori.

Le professioni più a rischio

Le attività lavorative all'aperto, come quelle nell'agricoltura, edilizia e manutenzione stradale, sono tra le più esposte al rischio di caldo estremo.

Ma anche i luoghi chiusi, come capannoni industriali mal ventilati o impianti produttivi ad alta temperatura (come nella ceramica o metallurgia), presentano pericoli considerevoli. In questi ambienti, l’isolamento termico può trasformare un luogo di lavoro ordinario in una "trappola" termica, con rischi elevati per la salute dei lavoratori.

La prevenzione: linee guida e strategie

Per fronteggiare il caldo, è fondamentale adottare linee guida precise, che comprendano la rimodulazione degli orari di lavoro, l’organizzazione di pause più frequenti, e l’adozione di sistemi di refrigeramento nei luoghi di lavoro. La protezione dei lavoratori include anche misure per garantire un'alimentazione corretta, la disponibilità di acqua fresca e l’accesso a spazi ombreggiati o climatizzati durante le pause.

Nel caso dei lavori sotterranei, come quelli nelle gallerie o nei locali interrati, è obbligatorio garantire una ventilazione adeguata, come previsto dall’art. 65 del D.Lgs. 81/08, che impone l'uso della ventilazione meccanica nei luoghi di lavoro ad alto rischio termico.

Questi luoghi richiedono anche una manutenzione costante degli impianti di ventilazione per prevenire l’accumulo di calore.

La valutazione del rischio: obbligatoria e cruciale

La valutazione del rischio di esposizione al caldo è un obbligo di legge che ogni azienda deve rispettare.

In particolare, la Regione Marche ha introdotto l'obbligo di monitorare costantemente i livelli di rischio attraverso strumenti tecnologici avanzati, come i sensori ambientali.

Questi strumenti sono in grado di rilevare in tempo reale le variazioni di temperatura e umidità, consentendo di prendere misure correttive tempestive, come la sospensione delle attività o l'introduzione di pause frequenti.

La valutazione del rischio deve essere un processo continuo e aggiornato regolarmente.

Ogni azienda deve prendere in considerazione diversi fattori, come la temperatura, l'umidità, l'intensità dell’attività fisica e le caratteristiche individuali dei lavoratori, per garantire un ambiente di lavoro sicuro.

Monitoraggio ambientale: la chiave della sicurezza

Il monitoraggio ambientale in tempo reale è una delle misure più efficaci per proteggere i lavoratori dal caldo estremo.

Grazie a sensori avanzati e sistemi di allerta, le aziende possono adattare rapidamente le condizioni di lavoro, sospendere temporaneamente le attività o modificare i turni di lavoro per ridurre l’esposizione al rischio.

Nei locali interrati e nei cantieri, è fondamentale che le misure di prevenzione siano costantemente aggiornate e che la ventilazione sia sempre attiva e ben mantenuta.

Solo in questo modo si può garantire un ambiente di lavoro sano e sicuro per i lavoratori.

 

Concludendo, l’emergenza caldo non è solo un problema ambientale, ma una questione di salute e sicurezza sul lavoro.

L’ordinanza della Regione Marche è un esempio concreto di come le istituzioni stiano intervenendo per tutelare i lavoratori in condizioni di calore estremo.

La prevenzione e il monitoraggio continuo sono la chiave per affrontare questa sfida, e la valutazione del rischio è il primo passo fondamentale per garantire la sicurezza di chi lavora all’aperto e in ambienti a rischio.