L’equilibrio finanziario è la capacità dell’impresa di fare fronte tempestivamente a tutte le uscite monetarie derivanti dalla gestione, man mano che si manifestano.
Tale capacità è resa possibile dalle disponibilità liquide di cui l’impresa è in possesso e dalle entrate derivanti dall’incasso delle vendite, oltre che da altre fonti.
All’origine dell’equilibrio finanziario c’è in primo luogo l’equilibrio economico cioè l’attitudine dei ricavi a coprire adeguatamente i costi per l’impiego dei fattori produttivi.
Quindi innanzitutto l’efficienza e l’efficacia della gestione, a cominciare da quella operativa o caratteristica. Tuttavia, l’equilibrio finanziario è funzione di un’altra variabile fondamentale, che è il fattore tempo.
Infatti, conseguire i ricavi non significa nello stesso tempo incassarli, né sostenere i costi vuol dire semplicemente sostenere il corrispondente esborso monetario, perché gli uni e gli altri normalmente trovano manifestazione monetaria in tempi successivi.
Un fattore decisivo di equilibrio finanziario sta nella capacità di ottimizzare la gestione del cosiddetto capitale circolante, riducendo i tempi d’incasso delle vendite, evitando di gonfiare le scorte e ottenendo condizioni di pagamento favorevoli dai fornitori.
L’equilibrio finanziario non si gioca però soltanto sul terreno dell’efficienza/efficacia della gestione e del fattore tempo, ma un ruolo importante è svolto anche dalle cosiddette riserve di credito, cioè la differenza tra i fidi di cui dispone l’azienda e il loro reale utilizzo.
Da ciò si comprende l’importanza del fattore fiducia che bisogna avere nei confronti delle banche e di altri finanziatori.
L’importanza dell’equilibrio finanziario è legata al fatto che un’impresa priva della condizione di liquidità non possiede il requisito della solvibilità richiesto dalle banche e da altri finanziatori e quindi rischia di cadere in una grave situazione di insolvenza, che può compromettere la sua stessa sopravvivenza.
L’equilibrio finanziario può riguardare il breve o il medio-lungo periodo. In senso stretto, come sinonimo di liquidità, è riferito al breve periodo.
Alla luce di ciò, mentre si può proseguire la gestione aziendale in condizioni di perdita (differenza negativa tra ricavi e costi) anche per più esercizi, l’assenza di equilibrio finanziario in un futuro vicino fa intravvedere serie prospettive di crisi, se non di imminente insolvenza.
Anche quando sono momentanee, le situazioni di insolvenza (impossibilità di pagare i dipendenti, fornitori, banche, eccetera) sono causa tensioni e logoramento dei rapporti.
Ecco perché è importante mettere in atto pratiche gestionali (ad esempio: budget di tesoreria e il budget fonti-impieghi) che aiutino a preservare le condizioni di equilibrio finanziario.
Dato però che il budget di cassa spesso è al di fuori delle possibilità di molte imprese, specie di piccole dimensioni, una fonte di informazione importante è il bilancio d’esercizio, la cui analisi mediante opportuni indici può rappresentare un utile surrogato del budget di tesoreria.
I principali indici di liquidità sono:
- L’indice di liquidità primaria (o quick ratio), che segnala la capacità di coprire le future uscite dovute a debiti di breve termine (passività correnti) con le liquidità immediate e con le entrate da incasso di crediti a breve termine (liquidità differite).
- L’indice di liquidità secondaria (o indice di disponibilità), dato dal rapporto tra:
dove al numeratore il rapporto, oltre alle liquidità immediate e alle liquidità differite, ci sono anche le rimanenze di magazzino, che origineranno entrate quando i prodotti saranno venduti e incassati.
- I vari indici di rotazione di cui il più onnicomprensivo è l’indice di rotazione del capitale investito totale dato da:
che segnala quante volte in un anno il capitale investito (capitale fisso + capitale circolante) ritorna in forma liquida per effetto delle vendite.
Il fatto che un’azienda sia dotata di equilibrio finanziario non significa necessariamente che sia equilibrata anche dal punto di vista economico.
L’equilibrio finanziario riguarda i flussi di entrate e di uscite di mezzi liquidi, che sono una cosa diversa dai ricavi e dai costi, innanzitutto perché possono manifestarsi prima o dopo il conseguimento dei ricavi (tipicamente all’emissione della fattura) e il sostenimento dei costi (all’utilizzo dei fattori produttivi).
L’impresa è dotata di equilibrio economico quando il flusso dei ricavi è in grado di coprire il flusso dei costi, e allo stesso tempo di garantire una congrua rimunerazione del capitale portato dai proprietari.
Per fronteggiare le eccedenze di uscite rispetto alle entrate, che comunemente si manifestano nei vari momenti della gestione, l’azienda deve disporre di un adeguato ammontare di capitale, apportato dai proprietari (capitale proprio) o da finanziatori esterni (capitale di debito).
È a questo riguardo che si parla di equilibrio patrimoniale misurato dal rapporto tra capitale proprio e capitale di debito.
La condizione di equilibrio o solidità patrimoniale è che l’azienda sia sufficientemente capitalizzata, cioè non eccessivamente indebitata, per evitare tutte le conseguenze negative che il forte indebitamento comporta non solo nel breve, ma soprattutto nel lungo periodo.
Fonte: https://farenumeri.it/equilibrio-finanziario/
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