I COSTI DELLE CAMPAGNE VACCINALI

Le cifre della pandemia sono spaventose e inarrestabili: 152 milioni di infetti, 3,2 milioni di decessi, mentre meno del 5% della popolazione mondiale ha completato il ciclo vaccinale, pari ad appena 300 milioni di persone, la pandemia continuerà a dilagare, a modificarsi e a circolare ovunque, con conseguenze disastrose per tutti.

La proposta di moratoria dei brevetti sui vaccini avanzata da India e Sudafrica e supportata dalle dichiarazioni del Presidente USA Biden può consentirne la produzione a livello mondiale in tutte le aziende che ne abbiano le tecnologie. L’aumento dei decessi in tutto il pianeta è in stretta correlazione con la disponibilità dei vaccini, che le aziende titolari dei brevetti non sono in grado di assicurare, per cui bisogna urgentemente coprire il fabbisogno mondiale.

La proposta è in discussione e troverà sede nel prossimo vertice del WTO (World Trade Organization, Organizzazione Mondiale del Commercio), dove principalmente andranno verificate due questioni:

1. Se la moratoria dei brevetti è di per sé sufficiente a creare le condizioni per un aumento della produzione dei vaccini che soddisfi l’esigenza di fermare la pandemia.

2. Se la moratoria dei brevetti creerebbe le condizioni per una diminuzione dei costi per dose tale da renderli affrontabili dai paesi più poveri.

Già, ma qual è il costo di una campagna vaccinale?

Fondamentalmente bisogna aggiungere ai costi delle dosi, quelli delle inoculazioni, sapendo che quest’ultimi sono in diretta dipendenza delle strutture sanitarie dei singoli paesi.

Ma qual è il costo dei vaccini nell’immediato e nel prosieguo delle campagne vaccinali?

Questo è un dato protetto quanto la formula della Coca Cola, che si perde tra contratti secretati, fughe di notizie e indiscrezioni che quasi mai superano il livello del gossip.

Per rendersi conto delle dimensioni del business vaccini per Bigfarma non ho trovato analisi puntuali di organismi economici sovranazionali.

Ho però individuato un articolo di RIFday, quotidiano on line dell'Ordine dei Farmacisti di Roma, che pur limitandosi a Pfizer-BioNTtech e alla situazione negli USA, apre ad una comprensione delle dimensioni del business.

Roma, 29 marzo – Ad occuparsi dei vaccini anti Covid non sono solo l’informazione main stream e quella sanitaria e scientifica, ma anche quella economico-finanziaria, alla quale davvero non sfugge che i vaccini sono anche un gigantesco business.

A comprovarlo, il fatto che il vaccino di Pfizer, a pochissimi mesi dal suo lancio, è già il n° 2 al mondo fra i farmaci che generano più entrate. E le previsioni sono che, a pandemia finita, diventi ancora più redditizio di quanto già non sia.

Citando i commenti del direttore finanziario di Pfizer, Frank D’Amelio, Forbes e FiercePharma hanno infatti riferito che l’azienda “otterrà un aumento di prezzo” quando l’emergenza sarà finita. Il Sars-CoV-2 continuerà infatti a circolare e ci sarà dunque sempre la necessità di proteggersi, rinnovando di anno in anno la copertura vaccinale. “Ogni anno, è necessario farsi la vaccinazione antinfluenzale” ha detto al riguardo il Ceo di Pfizer, Albert Bourla. “Sarà lo stesso per il Covid: in futuro, per essere protetti, ci si dovrà vaccinare tutti gli anni.” Ma, cessata l’emergenza, non sarà più “il momento di prezzi da pandemia,” ha detto D’Amelio. Il che, tradotto in soldoni, significa che Pfizer, che oggi cede il vaccino al Governo USA a 19,50 dollari, cifra che è ben al di sotto dei 150 o 175 dollari per dose che la casa farmaceutica di solito spunta per un vaccino, come ha detto D’Amelio durante la comunicazione sui ricavi di febbraio. Il che significa che l’azienda americana potrebbe anche quadruplicare la cifra, se non di più: un analista finanziario ha ipotizzato che Pfizer potrebbe puntare a 156 dollari a dose.

Sulla base degli attuali contratti per il suo vaccino, l’azienda produttrice prevede, per il 2021, un ricavo di circa 15 miliardi di dollari, cifra che potrebbe raddoppiare, dal momento che, secondo The Guardian, Pfizer asserisce di poter consegnare 2 miliardi di dosi entro la fine dell’anno. L’azienda divide i profitti 50-50 con il suo partner tedesco, BioNTech.

Decisamente più bassi, in confronto, i prezzi degli altri vaccini: quello di Moderna ha un prezzo di 15 dollari per dose, Johnson & Johnson (J&J) costa 10 dollari e AstraZeneca è 4 dollari per dose, secondo quanto  riporta FiercePharma.

I dirigenti di Pfizer hanno reso noto che la stima del ricavo aziendale di 15 miliardi di dollari fa parte delle previsioni per il 2021 ed è basata sul numero di dosi che saranno consegnate nel 2021 secondo i contratti esistenti.

Quando la richiesta per il vaccino Covid inizierà a calare, l’azienda potrebbe continuare a fare profitti significativi alzando il prezzo della confezione e aumentando le dosi di richiamo di routine per le nuove varianti del virus, ha detto  il Ceo Bourla agli analisti, alle grandi banche e agli investitori durante la relazione sui ricavi di febbraio.

Pfizer ha già lanciato uno studio sulla somministrazione di una terza dose di vaccino per affrontare le varianti, ha in previsione richiami annuali e ha detto agli investitori di aspettarsi grazie al vaccino Covid, un flusso di entrate simile a quello dei vaccini antinfluenzali.

Secondo Forbes, alcuni critici dicono che il drammatico aumento del costo del vaccino è una truffa bella e buona, che potrebbe portare Pfizer ad essere chiamata a giustificare davanti al Parlamento l’aumento di spesa a carico del pubblico americano.

Ma la casa farmaceutica non è la sola a vendere il proprio vaccino ad un prezzo diverso durante la pandemia. J&J e AstraZeneca si sono impegnate a vendere i loro vaccini al prezzo di costo per tutto il corso della pandemia, con il diritto contrattuale di considerare la pandemia “finita” nel luglio 2021, e questo secondo il Financial Times implica la possibilità di aumenti di prezzo a partire da quella data.

Anche Moderna ha lasciato intendere che potrebbe aumentare il prezzo dopo che la pandemia sarà diventata endemica. La scorsa estate, durante un’udienza della Commissione parlamentare per l’energia e il commercio, era stato chiesto all’azienda produttrice se avrebbe venduto il vaccino al prezzo costo. Moderna aveva risposto che non avrebbe venduto il proprio vaccino al prezzo costo, e questo anche se lo sviluppo e la produzione del suo vaccino fossero stati quasi interamente finanziati dalle tasse pagate dai contribuenti americani. Pfizer, al contrario, ha interamente autofinanziato i costi di sviluppo e produzione del suo vaccino, rischiando miliardi di dollari di suoi investimenti. Anche per questa ragione, probabilmente, Moderna è stata successivamente “insignita” dal Lown Institute di Boston del premio per il “peggior esempio di profitto e malasanità.” Come Pfizer, Moderna si era assicurata svariati miliardi di dollari (11,7, secondo quanto riferisce FiercePharma) in ordini anticipati di acquisto da vari governi e organizzazioni e l’azienda stava negoziando ulteriori accordi. L’amministratore delegato dell’azienda, Stephane Bancel, ha detto in un’intervista che, quest’anno, l’azienda potrebbe unirsi alla schiera dei maggiori produttori di vaccini a fatturato.

Reshma Ramachandran, medico borsista del Yale National Clinicians Scholars Program, ha testimoniato il mese scorso davanti al Senato americano sui prezzi dei vaccini e sul rifiuto del Governo e delle aziende farmaceutiche di rivelare informazioni sugli accordi riguardanti i vaccini.

In un’intervista a YaleNews, Ramachandran ha spiegato che quando Pfizer si allontanerà dal “prezzo pandemico” e punterà ad un prezzo in linea con quelli degli altri vaccini già sul mercato, 150 o 175 dollari per dose, i costi verranno accollati alle compagnie di assicurazione che, a loro volta, lo trasferiranno al pubblico attraverso l’aumento dei premi assicurativi. Replicando, in buona sostanza, quanto già accaduto con i vaccini antinfluenzali, “una tecnologia vaccinatoria finanziata con fondi pubblici che ha continuato ad aumentare di prezzo negli ultimi due decenni, con impatti significativi sui bilanci dei nostri programmi di salute pubblica e sui nostri premi assicurativi” ha detto Ramachandran. “Non sono le aziende che si sono assunte il rischio di sviluppare e produrre vaccini.

È il popolo americano.”

Fonte: www.rifday.it

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