CHE COS’È IL DSCR E PERCHÈ È COSI’ IMPORTANTE NELLA GESTIONE D’IMPRESA?

Il DSCR è l’acronimo di (Debt Service Coverage Ratio), tradotto in italiano: “rapporto di copertura del servizio del debito”. L’indice è volto a misurare la sostenibilità finanziaria del debito aziendale, ovvero la capacità che ha un’impresa di onorare il proprio debito finanziario (tendenzialmente a medio-lungo termine).

Nel caso in questione si analizza se il flusso di cassa operativo, previsto nei prossimi 6 mesi, sia in grado di coprire i debiti bancari futuri. Il DSCR non è un indicatore che si trova allo “stato puro” nel bilancio (nell’esempio citato nel budget a 6 mesi); per ricavarlo bisogna calcolare infatti il cash flow operativo dal rendiconto finanziario e rapportarlo alle rate dei mutui e finanziamenti futuri.

Il rapporto tra le due grandezze deve essere superiore a 1. In questo modo si ha la certezza che il flusso di cassa generato dalla gestione operativa nel periodo considerato è in grado di far fronte al debito finanziario.

Il legislatore, assieme al CNDCEC (Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti contabili), ha elaborato uno schema pratico di rilevazione trimestrale per intercettare eventuali anomalie gestionali, ovvero segnali premonitori della crisi d’impresa.

Il concetto è semplice: se l’azienda non produce un ammontare di cash flow sufficiente per pagare i debiti, allora è prevedibile uno stato di crisi finanziaria.

Le mie ulteriori personali perplessità riguardano appunto la determinazione delle grandezze al numeratore e al denominatore del rapporto.

Numeratore - cash flow operativo:

  1. Va da sé che il cash flow operativo prospettico a 6 mesi è determinato dai valori dei costi e dei ricavi appostati in previsione. Una sottostima dei costi o una sovrastima dei ricavi rende la grandezza del tutto inattendibile.
  2. A differenza di un bilancio consuntivo, dove le grandezze sono oggettive e determinate, un budget – anche a 6 mesi – ha una componente aleatoria che risiede nelle aspettative dell’imprenditore. Guai se non fosse così.
  3. Nonostante qualsiasi pretesa di programmazione e di pianificazione, vi è un’alea connaturata all’ intrapresa imprenditoriale, a volte del tutto impronosticabile.
  4. In “soldoni” un budget (seppur semestrale) è sempre un budget, e per sue caratteristiche, possiede in sé una componente di “azzardo”, di rischio.


Denominatore – Debiti bancari futuri:

Calati nella realtà operativa delle PMI (piccole e medie imprese), i debiti finanziari M/L termine – anche per le recenti maggiori difficoltà di accesso al credito bancario – non rappresentano le principali fonti di finanziamento, non potendo trascurare le voci del passivo circolante:

  1. debiti bancari autoliquidanti;
  2. debiti vs fornitori di beni e servizi;
  3. debiti di funzionamento (personale, previdenza, erario etc.).
  1. Nella pratica quotidiana delle aziende, è a volte, più dirompente non pagare fornitori, personale dipendente ed eventuali rate di leasing strumentali (potenzialmente forieri di un rallentamento o blocco delle attività produttive), che “ritardare” il saldo di una o più rate di un mutuo bancario.
  2. Per quanto detto mi appare riduttivo e fuorviante limitare l’analisi di copertura ai soli debiti finanziari a medio-lungo termine.

Considerazioni finali:

  1. Nella mia pratica professionale – nel predisporre budget, business plan o piani di risanamento - ho sempre utilizzato il DSCR (Debt Service Coverage Ratio), quale cartina tornasole della correttezza degli elaborati. Un BP o un piano di risanamento può anche raggiungere l’area utile al terzo o quarto anno, ma sicuramente sin dall’inizio deve evidenziare un DSCR (con copertura allargata al passivo circolante) maggiore di 1.
  2. La considerazione che una qualsiasi forma di previsione deve obbligatoriamente avere un DSCR>=1 rende – dal mio punto di vista – relativamente inattendibile il suo utilizzo quale indice di alert;
  3. Personalmente ritengo notevolmente più attendibile – per predire e prevenire stati di crisi – calcolare lo Z’ SCORE DI ALTMAN sugli ultimi 3 o 4 bilanci, esaminando oltre che l’andamento del rating anche la tendenza dei singoli indici:
  1. Analizzando dati consuntivi, oggettivi e consolidati, scevri da interpretazioni ed aspettative;
  2. Nella certezza che nella maggioranza delle aziende, i sintomi di crisi, il pericolo di default finanziario e la stessa “mala gestio” vengano da lontano e siano intercettabili all’attento esame dei bilanci (salvo naturalmente eventi esterni eccezionali).