CORONAVIRUS: FORMAZIONE, APP E WEB. UTILIZZIAMO O VENIAMO UTILIZZATI?

In un contesto in cui l’emergenza Covid-19 ha fatto abbassare la guardia sui possibili pericoli che il digitale può comportare, (la Polizia Postale ha registrato un fortissimo aumento di reati informatici nel mese di marzo) a livello aziendale, sembra invece aumentare la consapevolezza da parte dei genitori della necessità di regolamentare l’”approccio fai da te” dei figli, catapultati in un mondo completamente connesso, dalla scuola al gioco, anche in età molto piccola.

Non solo i grandi, infatti, sono a rischio durante il lockdown, ma anche i più giovani, considerando che il tempo trascorso sui social network e online è aumentato del 70% offrendo ai malintenzionati del web tantissime possibilità ulteriori per individuare possibili utenti da adescare (soprattutto minori), ingannare e attivare campagne di phishing rese ancor più semplici dalla continua ricerca di notizie su internet, dallo stato emotivo e dalle minori misure di sicurezza dei dispositivi utilizzati in casa.

Completamente immersi in una realtà virtuale, è opportuno oggi più che mai diffidare di qualsiasi e-mail che cerchi di indurre all’apertura di allegati, sul cliccare link sconosciuti, aderire a raccolte fondi di cui non si conosce nulla, ma anche porre attenzione all’utilizzo di applicazioni che non consentono l’identificazione certa del nostro interlocutore, dalla messaggistica istantanea, a quelle che ci chiedono di poter visualizzare la nostra posizione e accedere ai nostri contatti.

Sono tutte informazioni che nella maggioranza dei casi non servono per usare le applicazioni ma che la maggior parte attiva in maniera inconsapevole, selezionando la prima opzione e neanche leggendo. Sappiate che in questo caso state dando accesso alla vostra posizione, alle vostre foto, a quelle dei vostri figli e ai vostri contatti. Il bisogno di “passare il tempo” online ha reso meno attenti a ciò che stiamo regalando in cambio della possibilità di poter continuare a fare, lavorare e ad essere.

E invece proprio grazie al maggior tempo disponibile dovremmo esserlo di più e quindi imparare ad informarci iniziando da piccole azioni, leggendo le comunicazioni che arrivano mentre utilizziamo un’applicazione, senza accettare o selezionare la prima opzione, rifiutando ed obbligando soprattutto i nostri figli a rifiutare amicizie online da persone che non si conoscono,  evitando chat in gruppi dove non conosciamo neanche l’età dei partecipanti, cancellando catene e sfide in cui si richiede di condividere foto e video.  

Oggi abbiamo molta necessità di sentirci vivi e parte di un gruppo che ci dia senso di protezione e di normalità, ma non cerchiamolo online, non banalizziamolo con i”like” nelle nostro foto.