COVID-19 E LUOGHI DI LAVORO: COME DEVE CAMBIARE IL MODELLO DI SALUTE?

Le condizioni di lavoro, i cambiamenti e le disuguaglianze di salute

Sono avvenuti molti cambiamenti nel mondo del lavoro dal 1978 (anno in cui è stata implementata la Legge n. 833) ad oggi, tra gli stessi si possono elencare, a titolo esemplificativo e non esaustivo:

- La progressiva frammentazione produttiva;

- Il prevalere di micro e piccole imprese;

- La compresenza di vecchi e nuovi rischi;

- Le novità nelle forme e nei rapporti di lavoro;

- I frequenti cambi di mansioni e lavori;

- Il non-lavoro, la disoccupazione alternata a lavori instabili.

Le condizioni di lavoro appaiono oggi uno dei principali determinanti delle disuguaglianze di salute. I rischi maggiori sono legati a condizioni di disoccupazione, precarietà e irregolarità dei rapporti di lavoro. Le esposizioni occupazionali maggiormente associate a disuguaglianze di salute, con ricadute negative in termini di mortalità e morbilità, si osservano in settori ad elevata prevalenza di microimprese.

 

A riguardo della salute dei lavoratori:

- Sfuggono molti fenomeni di salute/malattia tra i lavoratori: per disomogeneità territoriali, scarsa ricerca attiva del mondo sanitario, progressivo incremento del peso della multifattorialità dei danni.

- Il collegamento e la collaborazione tra mondo sanitario di base e ospedaliero e chi si occupa di rischi e danni da lavoro sono rari e assolutamente poco diffusi dal punto di vista territoriale.

- In particolare riguardo ai tumori su base professionale, occorrerebbe ragionare non solo sugli “osservati” ma assai di più sugli “attesi che non si osservano”.

Per il futuro ci si aspetta nei prossimi anni un’ulteriore diminuzione dei quadri patologici professionali storici, “classici”, ed anche una diminuzione delle malattie professionali denunciate e soprattutto di quelle riconosciute, con un aumento di patologie psico-fisiche “multifattoriali” di non semplice interpretazione causale, sempre più di confine tra lavoro e vita. Perché effettivamente uno dei problemi da tempo emergente riguarda i “confini sempre più labili tra lavoro, ambiente, territorio, vita”.

 

L’esperienza della pandemia

Riguardo agli aspetti del Covid-19 nei luoghi di lavoro:

- Da quasi 2 anni è presente una nuova dimensione della vita collettiva che ha un’influenza anche nei luoghi di lavoro;

- Come i cittadini, anche i lavoratori “devono” abituarsi a nuove forme di protezione individuale e collettiva;

- Un nuovo abito mentale in cui trova posto la consapevolezza che la protezione di sé stessi va insieme con la protezione degli altri.

Si segnala, in questo senso, che in qualsiasi ambiente di lavoro, un aggiornamento della valutazione dei rischi ai nuovi scenari determinati da SARS – CoV - 2 non deve essere solo un adempimento formale e burocratico: occorre semplicemente comprendere quali cose sono necessarie fare e farle bene, insieme.

Si ricorda poi il concetto di sindemia:

L’interazione tra Sars-Cov-2 e patologie croniche (obesità, diabete, malattie cardiovascolari, etc.) ha reso evidente che:

- Il Covid-19 peggiora le patologie croniche e che le patologie croniche peggiorano gli effetti del Covid-19;

- Il Covid-19 ha effetti peggiori sulle popolazioni più emarginate, vulnerabili e che vivono in povertà o in quelle che vivono in zone più inquinate.

Dunque nel lungo periodo concentrare iniziative e sforzi esclusivamente sul virus potrebbe difficilmente chiudere la questione se non si tendono ad attenuare le diseguaglianze, gli svantaggi sociali e di popolazione.

Se oggi la salute ha una nuova attenzione occorre che questa sia salute pubblica, cioè salute come questione prioritaria di fronte alla quale i cittadini sono tutti eguali, con pari diritti e pari opportunità.

Il futuro auspicabile e il nuovo modello di salute

Occorre dunque un “nuovo modello (diffuso) di salute” secondo il quale:

- La salute è un bene primario (e non una merce e né fonte di profitti);

- La prevenzione deve improntare ogni aspetto dell’attività umana;

- La salute delle persone non può essere slegata dal rispetto per la natura e per le altre forme di vita (one health);

- Non si può trattare la singola malattia senza considerare l’insieme della persona, compresi gli aspetti psicologici e relazionali, nonché i rapporti sociali (occorre pertanto l’integrazione sociosanitaria);

- Deve essere potenziata l’assistenza sanitaria primaria (primary health care);

- Deve essere profondamente innovata e adeguata alle esigenze la nostra medicina generale;

- Deve essere rafforzato il Servizio sanitario pubblico con nuova attenzione al capitale umano in sanità, prevedendo e attuando una formazione ben più articolata e “moderna” di quella attuale.

È necessario inoltre garantire un futuro auspicabile che dipende da molti cambiamenti e non solo dalla “vittoria” sul virus ma dall’eventualità che si comincino ad affrontare di più tanti altri fattori del complesso sindemico e che, appunto con una concreta partecipazione, tutti contribuiscano alla tutela della propria e altrui salute.