COVID-19 E SICUREZZA SUL LAVORO: DUE NUOVI PROTOCOLLI NEL PANORAMA PREVENZIONISTICO

Nella giornata del 6 aprile 2021 è, finalmente, arrivata la firma del Protocollo nazionale sulle vaccinazioni nei luoghi di lavoro e dell’aggiornamento del Protocollo condiviso per il contenimento del virus SARS-CoV-2 negli ambienti di lavoro. Entrambi i documenti erano estremamente attesi: da una parte si ha, infatti, la necessità di aggiornare un Protocollo condiviso che, seppur rappresenti ancora un punto cardine della normativa anti-contagio per il Covid-19, risale comunque al 26 aprile dell’anno scorso e, per questo, necessitava di un aggiornamento. D’altra parte, si ha invece il bisogno (e anche la voglia) di tornare a delle condizioni di vita pseudo normali e la speranza che un Piano vaccinale nazionale ampliato e applicato negli ambienti di lavoro, sia una delle soluzioni più immediate al periodo di emergenza sanitaria che stiamo vivendo.

Questo articolo si propone, quindi, di andare ad evidenziare gli aspetti salienti di entrambi i protocolli, per capire come gli stessi possono essere introdotti nella realtà lavorativa delle aziende.

Protocollo nazionale per la realizzazione dei piani aziendali finalizzati all’attivazione di punti straordinari di vaccinazione anti SARS-CoV-2/Covid-19 nei luoghi di lavoro.

Premessa e obiettivi

Inutile sottolineare che l’obiettivo principale del protocollo in questione è quello di favorire l’efficacia delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19, coniugando la prosecuzione delle attività commerciali e produttive con la garanzia di adeguate condizioni di salubrità e sicurezza degli ambienti di lavoro. La vaccinazione assume un ruolo di fondamentale importanza e, in particolare, la vaccinazione dei lavoratori aiuta non solo ad accelerare la capacità vaccinale, ma anche ad accrescere il livello di salute e sicurezza all’interno degli ambienti di lavoro. Proprio per questo le organizzazioni di rappresentanza hanno voluto collaborare all’iniziativa, attraverso:

- L’offerta di spazi aziendali di grandi dimensioni, utilizzati dal sistema pubblico come punti di vaccinazione aggiuntivi;

- L’impegno delle aziende e dei datori di lavoro alla vaccinazione diretta del proprio personale;

I 16 punti del protocollo

A seguito della premessa, il “Protocollo nazionale per la realizzazione dei piani aziendali finalizzati all’attivazione di punti straordinari di vaccinazione anti SARS-CoV-2/Covid-19 nei luoghi di lavoro”, conviene quanto segue:

1- L’iniziativa del protocollo è un’attività di sanità pubblica che si colloca nel Piano strategico nazionale per la vaccinazione. Tutti i lavoratori possono aderire a tale iniziativa, a prescindere dalla tipologia contrattuale.

2- I datori di lavoro possono attuare dei Piani aziendali per predisporre dei punti eccezionali di vaccinazione destinati alla somministrazione a favore dei lavoratori che ne fanno richiesta su base volontaria. I datori devono rispettare le Indicazioni ad interim per la vaccinazione anti-SARS-CoV-2/Covid-19 nei luoghi di lavoro.

3- Nella predisposizione dei Piani aziendali, i datori di lavoro si confrontano con il Comitato e con il medico competente.

4- I Piani aziendali sono proposti all’Azienda Sanitaria di riferimento.

5- Nel Piano deve essere specificato il numero di vaccini richiesti per i lavoratori disponibili ad essere vaccinati.

6- Il costo per la gestione dei Piani aziendali è a carico del datore di Lavoro. La fornitura dei vaccini, dei dispositivi di somministrazione, degli strumenti informativi e di registrazione rimangono a carico del Servizio Sanitario Regionale di competenza.

7- I lavoratori devono essere formati e informati, anche con il supporto del medico competente.

8- Tutta la procedura di somministrazione deve essere gestita rispettando la scelta volontaria dei lavoratori e le norme a tutela della riservatezza, evitando discriminazioni.

9- Il medico competente fornisce informazioni sui rischi e sui benefici della vaccinazione.

10- La somministrazione del vaccino anti-SARS-CoV-2 è riservata agli operatori sanitari in possesso di adeguata formazione.

11- Il medico competente assicura la registrazione delle vaccinazioni, come stabilito al punto 6.

12- Il datore di lavoro può decidere di ricorrere a strutture sanitarie private con specifica convenzione.

13- Nel caso in cui il datore di lavoro non sia tenuto a nominare il medico competente, può avvalersi delle strutture sanitarie dell’INAIL.

14- Nei casi stabiliti nei punti 12 e 13, il datore di lavoro deve comunicare alle strutture il numero di lavoratori che intendono vaccinarsi.

15- Se la vaccinazione è eseguita durante l’orario lavorativo, il tempo necessario per la stessa è considerato orario di lavoro.

16- I medici competenti possono frequentare apposito corso di formazione attraverso la piattaforma dell’ISS. Il Ministero della Salute e del Lavoro e delle Politiche Sociali predispongono il materiale informativo per i lavoratori.

Protocollo condiviso di aggiornamento delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus SARS-CoV-2/COVID-19 negli ambienti di lavoro

Una revisione al protocollo condiviso nella versione del 24 aprile 2020 era ormai necessaria. È doveroso capire quali siano le differenze e le modificazioni del nuovo protocollo condiviso rispetto al precedente, oltre il passaggio dalla dicitura COVID-19 a quella SARS-CoV-2, una correzione necessaria visto che la prima indica il nome della malattia infettiva, mentre la seconda quello del nuovo Coronavirus.

Gli aggiornamenti del nuovo protocollo

La prima modifica che ci sentiamo in dovere di far notare è l’aggiornamento delle indicazioni normative, che si riferiscono al DPCM del 2 marzo 2021 e, anche per questo, si evidenziano le seguenti raccomandazioni:

- Utilizzare al massimo la modalità di lavoro agile o da remoto, da parte dei datori di lavoro privati.

- Ove possibile, incentivare l’attività professionale mediante modalità di lavoro agile.

- Incentivare le ferie e i congedi retribuiti.

- Sospendere le attività dei reparti aziendali non indispensabili per la produzione.

- Assumere dei protocolli di sicurezza anti-contagio.

- Incentivare le operazioni di sanificazione degli ambienti di lavoro.

- Rispettare i contenuti del Protocollo condiviso di aggiornamento delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus SARS-CoV-2/COVID-19 negli ambienti di lavoro.

- Limitare al massimo gli spostamenti all’interno dei siti produttivi e l’accesso agli spazi comuni.

- Indossare i dispositivi di protezione individuale: in tutti i casi di condivisione dell’ambiente di lavoro, sia al chiuso sia all’aperto, è obbligatorio l’utilizzo di mascherine chirurgiche o dispositivi di protezione individuale di livello superiore.

Tale uso non è necessario in caso di attività svolte in condizioni di isolamento.

- Trasferte: scompare il riferimento alla sospensione/annullamento. Il datore di lavoro deve infatti tener conto, insieme alle altre figure del Servizio di Prevenzione e Protezione, degli eventuali contesti associati alla trasferta e dell’andamento epidemiologico delle sedi di destinazione.

Infine ci sentiamo di sottolineare che, proprio come avevamo già fatto notare in un articolo precedente, i lavoratori positivi oltre il ventunesimo giorno saranno riammessi al lavoro solo dopo la negativizzazione del tampone molecolare o antigenico effettuato in struttura accreditata o autorizzata dal servizio sanitario.  

In conclusione, visti i due nuovi Protocolli condivisi, il consiglio è quello di affidarsi a consulenti esterni, che siano in grado di comprendere le esigenze aziendali e, quindi, di indicare quali siano le procedure anti-contagio da applicare all’interno della realtà lavorativa.

Il nuovo “Protocollo condiviso di aggiornamento delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus SARS-CoV-2/COVID-19 negli ambienti di lavoro” sottolinea la necessità di adottare un protocollo di sicurezza anti – contagio interno e specifico, che va oltre le disposizioni generiche dello stesso e, per questo, è indispensabile affidarsi a professionisti formati.