Il CNDCEC (Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti contabili), ha adottato una struttura ad albero al fine di definire:
Il tutto è utilmente rappresentato in un diagramma di flusso – fonte CERVED, dal documento Analisi d’impatto dell’applicazione degli indici di allerta – che disegna con semplicità ed efficienza come vengano intercettati i segnali di crisi.
In effetti la linearità del diagramma di flusso non è scevra da tutta una serie d’interpretazioni. Sui social illustri commentatori forniscono in merito vari pareri sugli strumenti con i quali intercettare sin dall’inizio segnali di una possibile crisi finanziaria. È sufficiente vedere quali e quante interpretazioni sul numeratore e sul denominatore del DSCR (Debt Service Coverage Ratio), a sei mesi trovino spazio per individuare due linee di tendenza che si fanno strada:
A fronte di questi dubbi ci viene in aiuto un altro diagramma di flusso – fonte Sole 24 Ore La Dinamica della Crisi - che ripercorre in 12 punti l’evolvere dei fatti che porta un’azienda in bonis all’emergere di uno stato di crisi e d’insolvenza.
È molto ben fatto ed introduce un punto di vista che, nella frenesia dell’avvicinarsi degli obblighi posti dalla nuova normativa, è stato a mio modestissimo parere trascurato. Le aziende sono organismi complessi e dinamici che possono subire eventi negativi e/o scontare scelte sbagliate della governance e comunque “rimanere in linea di galleggiamento”. Il patrimonio netto negativo, DSCR <1 e/o il contemporaneo superamento dei 5 indici di alert, non segnala il pericolo di crisi, ma conclama uno stato di crisi forse irreversibile.
Voglio nel merito proporre tre osservazioni conclusive: