GLI ESEMPI DI CALCOLO DELLE CONFIGURAZIONI DI COSTO NEL CONTROLLO DI GESTIONE

Le configurazioni di costo sono aggregazioni che comprendono progressivamente diverse tipologie di costo, a partire da quelli direttamente impiegati nella realizzazione del prodotto (costi diretti) fino ad arrivare a quelli più generali, o addirittura impliciti come i costi figurativi.

Costo primo

Il costo primo corrisponde alla somma dei costi diretti necessari alla realizzazione di un prodotto, come ad esempio: le materie prime, la manodopera diretta, le lavorazioni esterne dirette, eccetera.

Per capire meglio il concetto di costo primo, facciamo l’ipotesi di un’azienda produttrice di mobili per ufficio.

Uno dei prodotti di punta è una cassettiera da scrivania.

L’azienda vende circa 5.000 unità all’anno ad un prezzo unitario di 200 €. Il fatturato del prodotto è dunque di 1.000.000 €.

Per conoscere il costo primo imputabile alla produzione della cassettiera, il titolare dell’azienda considera i costi presenti nella relativa distinta base:

Come si vede dalla tabella, il costo primo è una definizione che può essere riferita al singolo prodotto, ma anche al totale complessivo dei costi diretti di un reparto produttivo, ciò accade quando si vuole analizzare la redditività di quest’ultimo.

Infatti, sottraendo il costo primo complessivo al fatturato, si ottiene il margine di contribuzione della linea cassettiere.

 

Costo industriale

Il costo industriale contiene il valore del costo primo, a cui vanno sommati i costi indiretti di produzione, ovvero quei costi che non sono direttamente calcolabili sulla singola unità e tipologia di prodotto, ma riguardano l’intera produzione.

Per procedere all’imputazione dei costi indiretti, bisogna suddividerli in quote attraverso un metodo definito direct costing evoluto.

Dopo aver calcolato i costi indiretti (industriali) dal bilancio, si procede con la ripartizione del loro valore complessivo, utilizzando appositi parametri, ad esempio:

- Manutenzione dei macchinari, si divide il totale di costi per il numero di ore in cui i macchinari si sono dedicati alle specifiche produzioni.

- Ammortamenti dei macchinari, anche in questo caso il criterio più logico è di considerare il numero di ore lavorate. All’interno di questo computo si può decidere di considerare o meno i tempi di attrezzaggio, ovvero le fasi in cui il macchinario è “occupato” anche se non produce. In generale i costi indiretti richiedono scelte discrezionali.

Nel caso degli ammortamenti occorre anche stabilire che tipo di criterio è opportuno adottare quando il macchinario continua a produrre ma è interamente ammortizzato.

- Materiali di consumo, per i costi come utensili (frese, lame, carta abrasiva, ecc.), che hanno una certa rilevanza in termini di valore e sono facilmente collegabili ad una fase del processo produttivo, ha senso adottare il criterio delle ore di lavorazione.

- Altri costi indiretti di produzione, costi più generici come: materiali di imballaggio, attrezzatura minuta, guanti e indumenti di lavoro, eccetera, sono da includere in un raggruppamento di costi che, in assenza di valide alternative, possono essere ripartiti anche sulla base del valore (in euro) della produzione che, nel caso delle nostre cassettiere, corrisponde al 25% del totale (1.000.000/4.000.000). Quindi, ipotizzando un ammontare di “altri costi indiretti di produzione” pari a 400.000 €, andremo ad imputare alla linea cassettiere l’importo di 100.000 €.

 

Questa serie di valutazioni porta ad avere le seguenti quote di costo:

Sottraendo il risultato ottenuto al fatturato si ottiene il margine industriale della linea cassettiere.

Dividendo poi tale valore per il numero di unità prodotte, si ottiene il margine industriale unitario (600.000/5.000 = 120 €).

 

Costo complessivo

Il costo complessivo è la configurazione di costo comprendente il valore del costo industriale, sommato al resto dei costi generali presenti in bilancio. 

Dentro i costi generali si trovano i costi successivi alla fase di produzione, come:

- Costi commerciali;

- Costi amministrativi;

- Costi finanziari;

- Costi tributari;

- Altri costi non industriali.

Si tratta di costi indiretti, che devono essere suddivisi in quote per essere imputati al prodotto con il metodo del full costing. 

Normalmente, si utilizza un solo parametro comune per la loro suddivisione, che di solito rientra in queste scelte:

- Incidenza % del fatturato generato dal prodotto rispetto al totale;

- Incidenza % numero pezzi venduti del prodotto rispetto al totale;

- Incidenza % costo industriale del prodotto rispetto al totale.

La scelta del parametro utilizzato è discrezionale. Nell’esempio utilizzato, la vendita delle cassettiere genera il 25% del fatturato totale.

Il titolare decide di utilizzare tale parametro per far emergere la quota di costi generali da imputare al prodotto.

Costo economico– tecnico

Il costo economico-tecnico comprende il costo complessivo sommato ad eventuali costi figurativi, non presenti nel bilancio effettivo dell’azienda.

I costi figurativi sono infatti costi virtuali. Sebbene non siano presenti a bilancio, possono essere considerati ipoteticamente nell’analisi a scopo prudenziale o di valutazione delle performance.

Ad esempio, il titolare dell’azienda di mobili da ufficio ricorda anche che l’anno precedente ha completato il pagamento del leasing immobiliare collegato alla sede produttiva, il cui costo era complessivamente di 300.000 € annui.

Immaginando di attribuire un valore di mercato al costo di utilizzo dello spazio produttivo, decide di considerare costo figurativo di affitto di 160.000 €.

Dato che le cassettiere rappresentano il 25% del fatturato decide di utilizzare questa quota di riparto ed il costo figurativo per la linea cassettiere è pertanto di 40.000 €

(qualora i macchinari per la produzione delle cassettiere occupassero metà superficie dello spazio produttivo, avrebbe senso imputare il 50% di tale costo).

Fonte: https://farenumeri.it/configurazioni-di-costo/

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