Nel 2022 1 impresa medio-grande su 3 e 1 PMI su 6 hanno dichiarato di aver subito attacchi o intrusioni dall’esterno, con conseguente indisponibilità dei servizi, distruzione o corruzione dei dati o divulgazione di dati riservati.
Dati che fanno rabbrividire, anche perché mostrano una crescita esponenziale: sono infatti più del doppio rispetto all’anno precedente.
Ora, infatti, il problema comincia ad essere percepito a tutti i livelli.
Non è un caso se i corsi universitari di sicurezza informatica sono triplicati in 1 anno e se nel 2023 la cybersecurity emerge come la priorità di investimento digitale delle imprese italiane, di grandi e medie dimensioni.
Alcune delle principali azioni avviate dalle imprese includono:
- L’incremento dei budget per la sicurezza informatica;
- L’adozione di tecnologie avanzate, come la crittografia dei dati, la virtualizzazione e l’intelligenza artificiale;
- Il monitoraggio e supporto continuo per identificare e contrastare le minacce informatiche;
- La formazione del personale;
- La collaborazione con specialisti in sicurezza informatica.
Nonostante ciò, il sistema Paese Italia è ancora arretrato in questo settore, basti pensare che la spesa per la sicurezza informatica è pari allo 0,10% del PIL, + 20% rispetto all’anno precedente, ma solo 1/3 di quanto investono nello stesso settore USA e Gb (0,31% del loro PIL).
Gli attacchi che le aziende subiscono più di frequente possono essere di vario tipo: il phishing, ad esempio, argomento di cui abbiamo trattato in un nostro precedente articolo, per ricordarlo, altro non sarebbe che l’invio di e-mail o messaggi progettati per rubare informazioni sensibili.
Il malware, cioè software dannoso progettato per infettare i sistemi informatici e causare danni; attacchi DDoS, Distributed Denial of Service, in cui un gran numero di computer vengono utilizzati per inviare richieste ad un sito web o un sistema informatico, sovraccaricandolo e impedendone l’accesso; per arrivare fino ai tentativi di indovinare una o più password o utilizzare le vulnerabilità dei sistemi informatici o dei software.
Ma, oltre a questi rischi contro i quali le singole aziende possono approntare difese più o meno efficaci, c’è forse anche un rischio generale dal quale è molto più difficile difendersi, lo spettro di un possibile crash down della rete o di una parte di essa, magari come conseguenza diretta o indiretta di eventi bellici.
Qualche settimana fa il fondatore del Word Economic Forum di Davos, Klaus Schwab, ha postato un video nel quale prevede che quest’anno ci sarà un attacco informatico globale che colpirà l’energia, i trasporti, la sanità e la società mondiale nel suo insieme.
Non si capisce da dove tragga queste previsioni e da chi dovrebbe essere provocata una simile catastrofe. Ma, anche se la profezia dovesse rivelarsi sbagliata, non dovrebbe essere accantonata senza interrogarsi sui rischi che sta correndo la nostra società, diventata in pochi anni totalmente dipendente da un’infrastruttura estremamente fragile come quella di internet.
Fonte:
https://www.italiaoggi.it/news/si-fanno-sentire-i-danni-della-dipendenza-da-internet-202303060736195070?utm_term=Autofeed&utm_medium=Social&utm_source=Facebook&fbclid=IwAR0N2Lc3yDLEK2NAYIoH1WDnSt1QCtPo4XG-TgFPjfkdytldZzmdWlKiysg#Echobox=1678088745