IL PARADOSSO DEL LAVORO MODERNO

QUANDO LE OPPORTUNITÀ DI IMPIEGO SUPERANO LE COMPETENZE TECNICHE DISPONIBILI E L’EQUILIBRIO TRA VITA PROFESSIONALE E FAMILIARE

Dal recente bollettino Excelsior di Anpal e Unioncamere emerge una tendenza contrastante nel mercato del lavoro.

Da un lato, si registra una crescita costante delle opportunità di impiego, un dato che ha ricevuto riconoscimenti anche a livello governativo. Tuttavia, le aziende si trovano di fronte ad una sfida notevole: la difficoltà nel reperire candidati con le competenze tecniche specifiche richieste.

Questo ostacolo appare in modo significativo, con quasi la metà delle imprese che segnala problemi nell'assunzione di profili adeguatamente qualificati.

La mancanza di personale specializzato emerge come il nodo cruciale da affrontare per sostenere la crescita occupazionale, un aspetto che getta luce sulla necessità di un allineamento più efficace tra formazione e richieste del mercato lavorativo.

Il dettagliato report illustra le professioni attualmente più difficili da trovare in vari settori. Nel campo tecnico, sanitario e delle vendite, ad esempio, si nota una carenza importante di professionisti.

In particolare, ruoli come tecnici di vendita, infermieri, ostetriche e altre figure sanitarie mostrano una notevole difficoltà di reperimento, con percentuali che in alcuni casi raggiungono l’80%.

Per quanto riguarda gli impiegati, invece, si evidenziano esigenze diverse, soprattutto nelle aree commerciali e dei servizi.

Ancora, si sottolinea una mancanza di personale in diverse categorie professionali. Questa carenza è particolarmente evidente in settori come la ristorazione ed il commercio, dove ruoli come camerieri, cuochi, commessi e baristi sono difficili da coprire a causa della scarsità di candidati.

Per quanto concerne i lavoratori qualificati come gli operai specializzati e gli addetti alla conduzione di impianti e macchinari, si nota una mancanza di figure specifiche, quali: autisti di camion e mezzi pesanti, muratori, elettricisti e meccanici.

D’altra parte, nelle professioni meno qualificate, come quelle legate ai servizi di pulizia, ai magazzinieri, ai custodi e ai manutentori, la situazione è leggermente diversa. Qui, le difficoltà di reperimento sono generalmente inferiori, con percentuali che in alcuni casi raggiungono il 40%.

Altro allarme è dato dal fatto che cresce sempre di più il numero di mamme che sceglie di lasciare il lavoro.

Infatti, per il 63% è difficile conciliare la mansione lavorativa con quella di madre, fenomeno che riguarda soprattutto le donne in una fascia d’età compresa tra i 29 ed i 44 anni, in attesa di un figlio o neomamme.

Un esercito di 44.000 costrette a dimettersi nel 2022 e nel nostro Paese il tasso di occupazione delle madri è del 58,1% contro l’80,7% delle donne senza figli.

Il 63% delle mamme mette tra le motivazioni la fatica nel tenere insieme l’impiego ed il lavoro di cura a fronte del 7,1% dei padri; per gli uomini la motivazione principale è il passaggio ad un’altra azienda.

La fascia critica per restare nel mercato del lavoro è proprio quella immediatamente dopo la maternità in cui ad avere un peso maggiore sono l’assenza di parenti di supporto, i costi elevati degli asili, babysitter ed il mancato accoglimento al nido.

Il 92% delle dimissioni convalidate concerne la qualifica di impiegato ed operaio mentre è limitato il numero di provvedimenti relativi ai dirigenti.

Le dirigenti che lasciano sono, in valore assoluto, superiori agli uomini.

Sulle tematiche evidenziate dal succitato report, è intervenuto uno dei nostri associati il Dottor Bigonzi Gabriele in una recente intervista rilasciata a TVRS.

 

“Noi consulenti del lavoro ci occupiamo della gestione degli adempimenti e di rapporti di lavoro e quindi anche di quella che è la fase della ricerca e selezione del personale e riscontriamo un grande ostacolo che è quello di trovare candidati che abbiano competenze e formazione specifiche.

Una difficoltà mutata nel tempo, prima c’era la difficoltà di fa rincontrare offerta e domanda di lavoro, oggi, invece, vediamo la mancanza di profili personali specifici.

Il 31,5% delle offerte di lavoro, quindi 1 assunzione su 3 non trova candidati e dunque non vengono assunte persone perché non si trovano le qualifiche che vengono ricercate”.

In merito alla difficoltà di occupazione delle professioni qualificate, come ad esempio ristoratori, gestori di autobus e scarsità di mestieri manuali, elettricisti, muratori, servizi di pulizia, il Dottor Bigonzi ha proseguito: Nella Regione Marche i profili che vengono più ricercati che non si trovano sono: elettricisti, manutentori, meccanici, saldatori, cuochi, barman, disegnatori, per non parlare poi di tutte le categorie di ingegneri.

Pensiamo anche all’informatica, ogni realtà necessita di un esperto informatico; specialmente adesso con l’intelligenza artificiale e se non si ha non un tecnico informatico preparato in azienda, sarà difficile affrontare questa sfida.

Emblematica è la situazione degli autisti, nella provincia di Pesaro, ad esempio, l’azienda di trasporto locale (AMI) ha un concorso aperto da diversi mesi perché non trova autisti per condurre autobus”.

Il Dottor Bigonzi si è espresso anche in merito al problema delle donne di riuscire a conciliare vita professionale/lavorativa con quella di madre.

 

Dove non c’è un welfare familiare, ad esempio i nonni che si occupano dei nipoti, conciliare i tempi di famiglia e di lavoro è veramente un problema.

La criticità maggiore è quella di trovare un asilo adiacente al luogo di lavoro o alla residenza e anche il problema dei costi non è di poco conto da sostenere.

Bisognerebbe semplificare certi aiuti/agevolazioni che oggi ci sono ma sono complessi come il “Bonus Asilo Nido” che viene richiesto soltanto dopo aver sostenuto la spesa”.

Sulla crescita delle dimissioni convalidate dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro presentate nei primi 3 anni di vita del figlio, nel 2022 sono state 61.391 con un aumento del 17,1% rispetto al 2021: “Durante la maternità la donna si può assentare dal lavoro per un periodo complessivo di 11 mesi, non di più e terminato questo periodo, se in azienda non c’è la possibilità di strutturare un orario più flessibile/ridotto o un contratto part-time, la lavoratrice non riesce a ritornare ad occupare il suo lavoro a tempo pieno, con il risultato che spesso vengono date le dimissioni e si ritorna a svolgere solo il lavoro di casalinga”.

 

Da ultimo, argomento particolarmente importante di cui ha parlato il Dottor Bigonzi è quello inerente alla differenza di genere:

“Esiste un problema di differenza di genere anche dal punto di vista retributivo perché ancora oggi le donne/mamme hanno una retribuzione del 22% inferiore rispetto a quella degli uomini”.

“Ci sono realtà dove la differenza è maggiore e realtà dove questo non avviene, come nel nostro Studio di Fano “Renier e Associati” che ha ottenuto da pochi giorni la certificazione UNI 125:2022 per la Parità di Genere, dimostrando una grande attenzione e volontà di escludere ogni forma di abuso sulle persone e discriminazione”.