IL PIANO DELLA RIFORMA FISCALE DI MARIO DRAGHI: A CHI SPETTERÀ PAGARE PIÙ TASSE?

In base al discorso fatto in Senato, ci si aspetta l’introduzione di almeno un altro scaglione Irpef per agevolare i redditi medio bassi, mentre in onore della progressività dell’imposta, le partite IVA potrebbero definitivamente salutare il regime forfettario.

Il nuovo Presidente del Consiglio (che ha ottenuto la fiducia del Senato e attende quella della Camera) ha in mente una riforma strutturale dell’Irpef, preservando la progressività dell’imposta.

Attualmente il sistema tributario italiano prevede un’impostazione a cinque scaglioni, con altrettante aliquote. Il piano di Draghi potrebbe prevedere l’introduzione di nuovi scaglioni, così da inserire aliquote più proporzionate alla fascia di reddito di appartenenza.

Vediamo in termini pratici cosa significa tutto ciò…

Che la riforma del Fisco sia una delle priorità del Governo Draghi è ormai cosa nota, considerato il fatto che lo stesso Draghi ne ha già parlato nel suo discorso al Senato quando ha chiesto (e incassato) la fiducia.

Il Fisco è stato definito da Draghi come “l’architrave della politica di bilancio” e come tale una riforma va studiata al dettaglio, ma per avere ben chiari gli aspetti pratici di un potenziale cambiamento, bisogna fare un piccolissimo passo indietro.

Attualmente le aliquote Irpef sono cinque e vanno da un minimo del 23% fino ad un massimo del 43%.

Ciascuna di esse si applica al rispettivo scaglione di reddito ma, per via della progressività dell’imposta, a partire dal 2° scaglione l’aliquota superiore si applica solo alla parte di reddito eccedente.

Ecco una tabella riassuntiva degli scaglioni e delle aliquote Irpef 2021:

Come si può evincere, tra il 2° ed il 3° scaglione c’è uno salto di 11 punti percentuali, (una fascia popolata da oltre 7 milioni di contribuenti).

Un primo intervento potrebbe essere quello di introdurre almeno un altro scaglione, che riequilibri l’imposizione per i redditi tra i 28.000 e i 55.000 euro.

Non dovrebbe cambiare invece il sistema ad aliquote e scaglioni, (ma la novità visto che è stato posto l’accento sulla progressività dell’imposta), dovrebbe essere la riduzione della percentuale di scarto tra una fascia di reddito e l’altra.

Anche le detrazioni verrebbero applicate in modo decrescente e più lineare rispetto al reddito.

Una riforma di questo tipo andrebbe incontro alle fasce di reddito medio/basse, che pagherebbero quindi meno tasse.

Verso la semplificazione del Fisco

Una delle parole chiave in merito alla riforma fiscale è “semplificazione”; nel suo discorso al Senato dello scorso 17 febbraio, Draghi ha espresso l’intenzione di intervenire con forza sull’Irpef per “semplificare e razionalizzare il prelievo”.

Questa della semplificazione non è una cosa di poco conto visto che attualmente (prendendo in considerazione anche i bonus Covid), ogni cittadino italiano si deve destreggiare tra circa 600 agevolazioni. Un primo impulso alla semplificazione verrà dato con l’assegno unico per i figli a carico, che sostituirà una parte delle agevolazioni e detrazioni attualmente in vigore per la famiglia, anche se per il momento, è previsto che prenda avvio a partire dal 1° luglio 2021.

Rimane poi il nodo flat tax: cosa accadrà alle partite IVA in regime forfettario?

Nel caso in cui venisse abolito, i parametri di tassazione per i lavoratori autonomi cambierebbero drasticamente ma così come Draghi non si è espresso sulla ripresa dell’attività della Riscossione, non è entrato nei dettagli dell’aliquota al 15% per ricavi e compensi fino a 65.000 euro annui.

È difficile però ipotizzare che, considerata la priorità data alla progressività dell’imposta, l’aliquota unica permanga.

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