LA NUOVA FRONTIERA DEL LAVORO: LO SMART WORKING

Nel periodo di emergenza in cui versa il nostro Paese a causa del Coronavirus, la pratica dello Smart Working sta diventando sempre di più un modo alternativo di lavoro.

Un’immagine dello Smart Working potrebbe essere quella di un Manager/Trader, con Portatile/Tablet e magari pigiama e pantofole che lavora nel divano di casa propria.

Questa icona si è traslata dall’immaginario collettivo alle argomentazioni su una futura organizzazione del lavoro. Appare come “l’uovo di Colombo”, lavorare in remoto, senza contatti fisici e senza oneri di trasferimento.

Sui social è un vero e proprio “tsunami”, molto autoreferenziale, stimolato dai tanti che dichiarano di prepararsi ad intraprendere questo nuovo modo di lavorare.

Ho voluto “mettere in fila” un poco di numeri che, senza alcuna pretesa di scientificità, diano almeno un ordine di grandezza che faccia comprendere di cosa stiamo parlando.

Ho costruito 2 tabelle, fonte ISTAT.

La prima da: “LA CONTABILITA’ NAZIONALE” (edizione settembre 2019), “La produzione del valore aggiunto per macro settori economici” espressa in milioni di euro.

La seconda – fonte dei dati DATASET ISTAT – “Il numero di addetti per macro settore economico” espresso in migliaia di addetti.

Da queste due ne ho costruito una terza, che incrocia le due precedenti, evidenziando l’incidenza percentuale dei macro settori economici.

Su quest’ultima tabella, in modo intuitivo e quindi arbitrario, ho evidenziato in rosso i macro settori economici ove mi appariva non potesse assumere presenza significativa lo Smart Working. In verde – al contrario – i settori ove questa presenza mi appariva potesse verificarsi.

Ribadisco la non pretesa di scientificità di questi elaborati, che possono essere soggetti a perplessità e osservazioni critiche. Il commercio al dettaglio viaggia molto on line, ma è comunque legato al corriere che consegna le merci al domicilio del cliente. L’amministrazione pubblica è sicuramente virabile allo Smart Working, ma i presidi ospedalieri, militari e delle forze dell’ordine sono comunque destinati a permanere sul territorio.

Comunque, facendo una semplice sommatoria dei settori macro economici – per valore aggiunto e numero di addetti – otteniamo che i settori ove ipoteticamente trova applicabilità lo Smart Working, valgono il 35,46% del valore aggiunto nazionale e il 36,34% del numero di addetti.

La parte più arbitraria è nella scelta della percentuale di sistema virabile allo Smart Working. Ipotesi per ipotesi ho scelto il 20%, per due principali motivi:

  1. Una percentuale maggiore avrebbe presupposto uno stravolgimento dell’organizzazione del lavoro non ipotizzabile nel medio periodo per il sistema Italia;
  2. Una percentuale inferiore avrebbe comportato sicuramente un cambiamento individuale per i soggetti interessati, ma forse non significativa per l’organizzazione del lavoro – appunto – del sistema Italia.

Applicando il 20% - secondo questa ipotesi, in valori assoluti - lo Smart Working varrebbe 112.301 milioni di euro di valore aggiunto e circa 1.855.000 addetti.

Pur essendo grandezze significative passibili di variazioni anche importanti al variare delle ipotesi elaborative, alcune sintetiche considerazioni:

  1. Togliere dalla “strada” 1.855.000 persone che oggi ogni giorno si spostano per raggiungere il posto di lavoro, significa risparmio – non solo di tempo – ma di costi di trasporto, di carburanti, di costi di ristorazione etc.
  2. Dato che dal mio punto di vista, sprechi e risparmi sono solo una diversa dislocazione delle risorse – dove il risparmio di costo di uno corrisponde a un minor ricavo dell’altro – eliminare la mobilità di 1.855.000 persone sarebbe – in termini di valore aggiunto – un vero e proprio tsunami per la manifattura produttrice di automezzi di trasporto pubblico e privato, per i raffinatori e distributori di carburanti, per i servizi di alloggio e ristorazione e per tutto il commercio al dettaglio, che vedrebbero restringersi il loro bacino di utenza;
  3. Uno scenario da DECRESCITA FELICE, che se dovesse essere inevitabile, presuppone un’attenta programmazione per essere affrontato.