LE RESPONSABILITÀ DEL PREPOSTO PRIVO DI FORMAZIONE

La disciplina della salute e sicurezza sul lavoro riconosce al preposto un ruolo di fondamentale importanza: non solo sovrintende alle attività operative, ma ha il dovere di vigilare sull’applicazione delle direttive aziendali e sulla corretta esecuzione da parte dei lavoratori.

Tuttavia, cosa succede quando un preposto non ha mai ricevuto la formazione specifica richiesta dalla normativa? Può essere ritenuto responsabile in caso di infortunio?

 

Il principio sostanzialistico della Corte di Cassazione

Con sentenza della Corte di cassazione, Sez. III penale, 12 maggio 2022 n. 18839, si mette in luce come la mancanza di formazione non esoneri necessariamente il preposto dalle sue responsabilità, sebbene la normativa ponga l’accento sulla necessità di formare tutti coloro che ricoprono questa funzione.

La Cassazione ribadisce un approccio consolidato: conta ciò che una persona fa, non il titolo formale che ricopre.

Per questo, anche un preposto “di fatto” deve essere formato. La logica è chiara: non si può affidare la vigilanza sulla sicurezza a qualcuno che non conosce rischi, procedure e misure di prevenzione.

 

In particolare, la giurisprudenza mette in rilievo 3 aspetti:

- Il ruolo esercitato concretamente pesa più dell’incarico scritto;

- La vigilanza del preposto è considerata un tassello essenziale della prevenzione;

- La formazione obbligatoria è una condizione minima per garantire vigilanza efficace e decisioni consapevoli.

Quando la responsabilità ricade sul datore di lavoro

Ci sono sentenze in cui i giudici hanno escluso responsabilità del preposto perché la causa dell’infortunio era attribuibile a scelte organizzative o omissioni del datore di lavoro.

Ad esempio, se il macchinario è stato installato in modo errato o se l’azienda ha affidato il ruolo di preposto ad una persona inesperta, senza formarla, la responsabilità ricade prevalentemente sull’organizzazione.

In questi casi la Cassazione ricorda che:

- Il datore deve selezionare un preposto competente e formarlo;

- Non può confidare solo sull’esperienza pratica del lavoratore;

- La vigilanza non può essere esercitata se mancano le conoscenze basilari sulla sicurezza.

Quando il preposto viene invece ritenuto responsabile

Ci sono però situazioni opposte, in cui il preposto viene condannato nonostante la mancanza di formazione. Ciò accade quando la Corte ritiene che egli abbia comunque esercitato un potere di fatto e abbia assunto una posizione di garanzia nei confronti dei lavoratori.

 

Tipici elementi che portano alla responsabilità del preposto sono:

- Aver assegnato mansioni pericolose a personale non preparato;

- Non aver interrotto attività svolte in condizioni chiaramente rischiose;

- Non aver impedito l’uso di attrezzature non sicure o non conformi.

 

In questi casi l’assenza di formazione non è una giustificazione, ma al contrario evidenzia una maggiore gravità: il preposto, consapevole del proprio ruolo operativo, avrebbe dovuto astenersi dal dirigere attività che non era in grado di valutare correttamente.

L’analisi delle sentenze mostra che la responsabilità del preposto dipende da un equilibrio complesso tra:

- Ruolo svolto realmente;

- Margini di autonomia operativa;

Gravità del rischio gestito;

Azioni o omissioni concrete.

 

Ne deriva un messaggio importante: la mancanza di formazione non elimina la responsabilità, ma la colloca nel giusto contesto.

A volte è il datore l’unico responsabile; altre volte la funzione esercitata dal preposto è talmente evidente da fondare comunque un obbligo di vigilanza operativa.

Conclusioni

La giurisprudenza dimostra che la formazione del preposto non è un adempimento formale, ma un requisito fondamentale per garantire sicurezza e prevenzione. L’assenza di formazione non libera automaticamente il preposto da responsabilità, ma può determinare scenari diversi a seconda del ruolo realmente esercitato e delle condizioni operative.

Per le imprese, la lezione è chiara: il preposto non può essere improvvisato. Serve formazione, chiarezza, organizzazione e un supporto reale alla funzione.

Per i lavoratori scelti come preposti, la consapevolezza del proprio ruolo — insieme agli strumenti adeguati — rappresenta la migliore tutela.