OSTENTATA PRIVACY: “EVERYONE WILL BE WORLD-FAMOUS FOR 15 MINUTES”

Mai parole furono più attuali di quelle scritte come parafrasi di una riga del catalogo di una mostra che Warhol tenne al Moderna Museet di Stoccolma dal febbraio al marzo 1968. "In the future, everyone will be world-famous for 15 minutes”, tradotta: “Nel futuro ognuno sarà famoso per 15 minuti”.

Nella società odierna, raggiungere velocemente la fama sembra un must cui nessuno vuole sottrarsi e questa citazione sembra quasi profetica e per alcuni imperativa. E in un contesto in cui abbiamo gridato ad alta voce il nostro diritto alla privacy, è difficile capire il perché un’App Immuni diventa nel pensiero collettivo più pericolosa di Instagram o peggio di un’applicazione di fitness che monitora il nostro stato di salute e lo condivide con altri utenti.

“Ostentata privacy” è l’ossimoro di questi giorni, degli scatti all’interno dei luoghi più intimi condivisi con il mondo come a dare valore alla nostra riservatezza per poi s/venderla, giustificando il tutto con un retorico “tanto siamo tutti tracciati”.

Ma oggi non è così, ovvero potrebbe non essere così, perché abbiamo a disposizione norme e misure di sicurezza che ci consentono di selezionare cosa vogliamo far sapere di noi.

Un tempo per privacy si intendeva la “vita personale, privata, di un individuo o di una famiglia, riconosciuta come un diritto e in quanto tale, da rispettare e tutelare”, ma oggi con l’introduzione delle tecnologie la nuova normativa ha focalizzato l’attenzione sul diritto individuale di ognuno al controllo e all'utilizzo dei propri dati personali: al diritto che ognuno ha di sapere con quale finalità i nostri dati vengono trattati, da chi e per quanto tempo.

La rapidità dell'evoluzione tecnologica e la globalizzazione hanno comportato nuove sfide per la protezione dei dati personali perché la condivisione e la raccolta di informazioni è aumentata in modo significativo ed è per questo che oggi è ancora più importante che le persone fisiche abbiano il controllo dei dati personali che li riguardano utilizzando le misure che hanno a disposizione.

Ed è in quest’ottica che è avvenuto il passaggio dal Codice della Privacy al Regolamento 679/2016 che mira a creare un quadro più solido e coerente in materia di protezione dei dati nell'unione per creare il clima di fiducia che consentirà lo sviluppo dell’economia digitale in tutto il mercato interno.

È per questo opportuno che le persone fisiche abbiano il controllo dei dati personali che li riguardano e che la certezza giuridica e operativa sia rafforzata tanto per le persone fisiche quanto per gli operatori economici e le autorità pubbliche.

In questa normativa ciò che viene tutelato non è più il “diritto a essere lasciato in pace” (privacy “statica”) bensì il diritto al controllo sulla circolazione dei propri dati personali (privacy “dinamica”).

In anni di vita, le nostre azioni nel web valgono migliaia di euro, con alcune variabili che determinano il prezzo sul mercato, perché i dati rubati vengono poi utilizzati per furti di identità oppure per estorsioni, e in quanto utili hanno un valore tangibile.

Perché con l’avvento della rete internet, la privacy e soprattutto la sicurezza informatica sono costantemente in pericolo di essere violate e quindi i dati sensibili rischiano di essere sottratti e modificati da terzi a nostra insaputa e rendere inattuabile il controllo su di loro. Perché ogni persona diventa la sintesi dei dati che lascia nel proprio quotidiano, in forma consapevole ed inconsapevole. Ma mentre oggi abbiamo norme che tutelano la nostra riservatezza e ci pongono nella possibilità di avere il controllo dei nostri dati, non facciamo altro che ostentare gettando volontariamente nel web tantissime informazioni.

E un ulteriore paradosso, non è che gettiamo nel web solo le nostre informazioni ma anche quelle degli altri, dei nostri amici, dei nostri figli, della nostra azienda, senza più preoccuparci della privacy, almeno di quella altrui.

Ma a tutto ciò si è soliti fare la considerazione più comune è “se lo fa Facebook, perché non posso farlo anche io?”.

P.S. Facebook nel 2019 ha ricevuto una sanzione di 5 miliardi di dollari per violazione della privacy.

E quindi “se la sanzione l’ha avuta Facebook perché non posso averla anche io”.