PREVENZIONE E RISPOSTA A COVID-19 NEL PERIODO AUTUNNO-INVERNO

Come previsto, con l’inizio della stagione autunno-inverno, ci troviamo a fronteggiare un secondo e non più così lento peggioramento della pandemia dovuta al Covid-19.

In questa particolare fase dell’anno, in cui i sintomi del nuovo Coronavirus si vanno a confondere tra quelli di altre patologie influenzali, risulta essere necessario andare a rafforzare l’attività prevenzionistica e tutte le misure cautelative e protettive prese finora, anche considerando i vari scenari epidemiologici che potrebbero realizzarsi da qui a poche settimane.

Seguendo quest’ottica, l’INAIL e molte altre istituzioni del Comitato Tecnico Scientifico (CTS) hanno elaborato un documento intitolato “Prevenzione e risposta a Covid-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale” che in questo articolo cercheremo di semplificare e riassumere andando ad evidenziarne gli aspetti più salienti.

Possibili scenari pandemici nel periodo autunno – invernale in Italia

Tutti sappiamo quale è stato l’andamento della diffusione del Covid-19 nella prima parte di questa pandemia globale, d’altronde l’abbiamo vissuto sulla nostra stessa pelle durante la primavera 2020.

Quindi il documento si prefiggeva, non di proporre un riassunto di quello che è stato, ma una previsione probabilistica di ciò che sarebbe potuto accadere.

- Scenario 1: situazione in cui si presentano pochi focolai con trasmissione localizzata: con una condizione molto simile a quella estiva, questo primo scenario è senza dubbio quello che tutti noi italiani ci auspicavamo si realizzasse. Ovviamente, dall’andamento dell’epidemia in queste prime settimane di autunno, possiamo ben capire che il nostro desiderio non è stato esaudito.

- Scenario 2: situazione di trasmissibilità diffusa ma sostenibile dal SSN: in questo scenario la pandemia sarebbe più diffusa, soprattutto all’interno dei complessi scolastici, ma il sistema sanitario nazionale riesce comunque a controllare il potenziale di trasmissione del virus attraverso specifiche misure di contenimento. Si riscontra un aumento di positivi e di ricoveri ospedalieri.

- Scenario 3: situazione di trasmissibilità diffusa con rischio di tracollo del SSN: a seguito di una rapida crescita dell’incidenza dei casi, il sistema sanitario nazionale non è più in grado di tenere traccia delle catene di trasmissione e, con l’aumento progressivo dei casi di ricovero ospedaliero, il rischio di un collasso del sistema è sempre più incombente.

- Scenario 4: situazione di trasmissibilità non controllata con rischio di tracollo del SSN nel breve periodo: in quest’ultimo scenario la pandemia diventa più aggressiva; i casi aumentano a dismisura e il SSN dà segni inevitabili di sovraccarico.

Soprattutto a seguito della sottoscrizione del nuovo DPCM del 24/10/20, possiamo constatare che i primi due scenari rimangono, purtroppo, delle mere illusioni, mentre l’oggettività ci conduce verso il quarto scenario che diventa sempre più reale.

Gli otto pilastri dell’OMS

Una volta delineati questi quattro scenari, è importante capire come l’Italia si è organizzata per affrontare la stagione autunno-inverno 2020. Nel caso specifico si fa rifermento ai pilastri strategici dell’OMS, riassunti in questi otto punti principali.

- Coordinamento nazionale, pianificazione e monitoraggio: sono stati attivati dei programmi a livello regionale finalizzati essenzialmente al potenziamento delle dotazioni e all’organizzazione dell’assistenza ospedaliera e non, per riuscire a gestire l’emergenza sanitaria.

- Comunicazione del rischio e coinvolgimento della popolazione: tra le iniziative intraprese per aumentare la comunicazione e il coinvolgimento si annoverano la produzione continua di contenuti ed informazioni valide, anche per contrastare le innumerevoli fake news, il supporto per la diffusione e la propagazione dei dati sulla situazione epidemiologica della penisola, la gestione delle interviste con i portavoce istituzionali, le iniziative di comunicazione verso le fasce più deboli della popolazione, l’attivazione di sinergie tra le varie istituzioni e la diffusione di contenuti tecnici.

- Sorveglianza, team di risposta rapida, indagine sui casi: l’accento è stato posto prevalentemente sul sistema Influnet, utilizzato per la sorveglianza sentinella dei virus influenzali e anche del Covid-19. È in corso la progettazione di una piattaforma unica per garantire un sistema di allarme rapido nazionale, rispettando comunque la normativa vigente sulla protezione dei dati sensibili.

- Punti di ingresso / sanità transfrontaliera: sono stati realizzati protocolli sanitari specifici con concessione di deroga per il divieto di ingresso in Italia.  

- Laboratori nazionali: sono stati validati nuovi test diagnostici molecolari e antigenici rapidi e sono stati isolati i ceppi dei cluster regionali. Il periodo invernale è caratterizzato dalla circolazione di virus influenzali i cui sintomi sono i medesimi del Covid-19. È quindi necessaria una diagnosi differenziale estremamente rapida così da evitare disagi e problematiche sociali.

- IPC: infection – prevention – control: sono stati predisposti protocolli ad hoc per la riapertura delle scuole che rappresentano uno dei maggiori punti critici per quanto riguarda la diffusione del virus.

- Gestione clinica dei casi: l’infezione da SARS-CoV-2 può portare ad una condizione clinica estremamente complessa dovuta essenzialmente alla molteplicità dei sintomi e al ruolo importantissimo della risposta immunitaria del soggetto. Tra le terapie farmacologiche emergenti nel trattamento del virus si annoverano: Corticosteroidi, Remdesivir, Eparine a basso peso molecolare, Immunomodulatori, Plasma di convalescente.

- Supporto operativo e logistica: si vogliono potenziare i presidi ospedalieri del territorio nazionale; per garantire un’efficace ed efficiente gestione della diffusione del virus è necessario aumentare l’approvvigionamento di test, tamponi e dispositivi di protezione individuale.

Un’ultima osservazione va fatta in merito alla possibilità da parte delle aziende di optare per uno screening interno a titolo prevenzionistico. Il comparto dei medici competenti ritiene che laddove vengano rispettate le norme impartite dal protocollo condiviso, che risale ormai ad aprile 2020, l’ASUR non ritiene l’ambiente lavorativo un luogo di trasmissione del virus tanto è vero che, di tutti i casi presi in esame, in nessuno di questi si è deciso di intraprendere il contact tracing tra i colleghi.

Pertanto le misure che vanno perpetuate all’interno degli ambienti di lavoro sono: il distanziamento interpersonale, l’utilizzo di mascherine per la protezione delle vie aeree, la frequente igiene delle mani e delle superfici di contatto, l’organizzazione degli spazi e dei tempi di lavoro attraverso ingressi contingentati e, ancor di più, l’attività di formazione e informazione specifica dei lavoratori.