Che l’azienda sia una start-up in un settore innovativo, oppure che sia un’impresa da anni presente su un mercato maturo, verrà il momento che l’imprenditore si porrà questa domanda. È una domanda non necessariamente legata ad un’opportunità di vendita, essendo in primo luogo una misurazione della bontà della propria performance.
Ma oltre che a soddisfare la legittima curiosità dell’imprenditore, la valutazione d'azienda studia la teoria del valore economico, il processo e i metodi finalizzati a determinare il valore economico di una azienda, di una attività o passività reale o finanziaria e di opzioni economiche e finanziarie.
Dal Novembre del 2011 è stata costituita la Fondazione OIV (Organismo Italiano di Valutazione), fondata da AIAF, ANDAF, ASSIREVI, BORSA ITALIANA, CNDCEC e UNIVERSITÀ BOCCONI e partecipata da esperti Accademici e Professionisti che si dedicano alla disciplina.
L'OIV si occupa di:
1. predisporre e mantenere aggiornati Principi Italiani di Valutazione di aziende, di strumenti finanziari e di attività reali;
2. partecipare al dibattito internazionale degli esperti di valutazione dando voce alle migliori professionalità del nostro Paese;
3. divenire un riferimento per il legislatore nazionale.
In genere i principali scopi di valutazione possono essere:
a) trasferimento (cessione o fusione d'azienda);
b) liquidazione;
c) trasformazione del tipo societario;
d) recesso del socio.
Se il fine della valutazione (in caso di cessione) è quello della determinazione del reddito periodico d'esercizio avremo come risultato finale il capitale di funzionamento o di gestione. Se invece il fine è la liquidazione sarà quello del capitale di liquidazione.
Nel caso di cessione di azienda è rilevante la differenza tra venditore e acquirente: i redditi attesi da acquirente o venditore non saranno necessariamente gli stessi ad esempio a causa - per l’acquirente - della possibilità dell'acquisto di quote di mercato che consentano una posizione dominante di controllo o di monopolio dello stesso ovvero l'eliminazione di potenziali concorrenti, economie di scala, etc.
I processi di valutazione saranno quindi differenti a seconda delle varie posizioni soggettive. Anche nell’ambito di una stessa posizione (acquirente, venditore) si può agire per scopi diversi; è possibile, ad esempio, avere tre tipi di acquirente:
• acquirente imprenditore che acquista l'azienda per diventarne soggetto economico;
• acquirente investitore che acquista l'azienda, o parti di essa, per attuare un investimento di capitali;
• acquirente speculatore, ovvero chi acquista oggi per rivendere a breve o brevissimo termine, che ha interesse solo per i guadagni in conto capitale (o capital gain);
Né si possono trascurare gli obblighi che l’acquirente sia tenuto ad assumere. In una mia personale esperienza presso un’impresa manifatturiera di oltre 500 dipendenti – in legge Prodi nei primi anni “90 – l’aggiudicatario doveva impegnarsi a effettuare rilevantissimi interventi di carattere ambientale ed al mantenimento dei livelli occupazionali. Entrambi con costi pari o superiori al capitale economico d’impresa, per cui il prezzo di cessione assumeva un mero valore simbolico.
Del resto – per venire ai giorni nostri – l’epopea delle acciaierie di Taranto, da ITALSIDER ai RIVA, ad ARCELOR MITTAL, introduce in maniera lampante di come le condizionalità politiche e sociali incidano sul prezzo di trasferimento, per venire alla cronaca come non citare le diverse valutazioni su ASPI (6 o 11 miliardi) che rispettivamente l’acquirente CDP e il venditore ATLANTIA fanno del valore della concessione autostradale.
Pur valutando il sistema aziendale nel suo complesso al fine della determinazione del capitale economico d’impresa, il valore è un concetto diverso dal prezzo, il prezzo risente di condizioni soggettive quali i rapporti di forza e di fattori esterni, quali – appunto – le condizionalità politiche e sociali.
Per la determinazione del capitale economico vi è la necessità di due requisiti:
a) uno oggettivo, consistente nella finalità del trasferimento;
b) uno soggettivo, ovvero nell’indipendenza del valutatore.
Ben sapendo che, mai come in questo caso, la scelta della metodologia non è neutra, ma determina il processo di valutazione, perché:
1. la valutazione non è mai obiettiva;
2. la valutazione ha una sua validità temporale;
3. la valutazione cambia in relazione allo scopo per cui è fatta (acquisto, successione, contenziosi, fusioni, ecc.);
4. la percezione del valore varia a seconda del soggetto coinvolto nella transazione (venditore o compratore);
5. la valutazione d’azienda richiede l'esercizio di una stima ed è dunque di per sé frutto di elaborazioni soggettive.
Concludendo possiamo individuare 8 principali metodologie di valutazione, da applicare in relazione della finalità della stessa:
A. reddituale puro - formula della rendita perpetua;
B. reddituale puro - formula della rendita limitata;
C. patrimoniale complesso;
D. misto patrimoniale reddituale - formula del valore medio;
E. misto patrimoniale reddituale - Metodo della stima autonoma del goodwill con attualizzazione limitata del profitto medio;
F. misto patrimoniale reddituale - Metodo della stima autonoma del goodwill con attualizzazione illimitata del profitto medio;
G. dei prezzi probabili - metodo dei multipli dell'EBIT;
H. dei prezzi probabili - metodo dei multipli dell'EBITDA.