RISCHI CORRELATI ALL’ESPOSIZIONE A RUMORE: NON SOLO IPOACUSIE

Come tutti ben sanno, il rischio principale associato all’esposizione a fonti di rumore è quello delle ipoacusie uditive, ovvero il progressivo deficit uditivo che può colpire i lavoratori esposti a rumori forti.

Negli ultimi decenni, soprattutto grazie ad una più crescente attenzione alle misure di prevenzione e all’utilizzo di specifici dispositivi di protezione individuale, le denunce all’INAIL di ipoacusie uditive associate all’esposizione professionale sono di gran lunga diminuite.

D’altro canto, invece, vi è sempre una più crescente preoccupazione connessa agli effetti extra-uditivi dell’esposizione a rumore, mettendo in correlazione il medesimo con altri apparati e funzioni del nostro organismo.

Gli effetti extra-uditivi: esempi

Come specificato precedentemente, l’esposizione a fonti di rumore durante l’attività lavorativa ha effetti non solo sull’apparato uditivo, ma anche su altre funzioni del nostro organismo come, ad esempio:

- Effetti fisiopatologici da stress, che comportano effetti sull’apparato endocrino e cardiovascolare;

- Effetti psicologici e comportamentali;

- Comunicazione verbale e fonazione;

- Effetti sulla sicurezza, correlati, ad esempio, ai segnali di allarme e agli avvisi non udibili o all’affaticamento nelle attività eseguite con conseguente aumento dei rischi associati agli infortuni.

I rischi extra-uditivi sono rilevanti soprattutto in caso di gruppi particolarmente vulnerabili, che devono essere tenuti in considerazione nei criteri per la valutazione dei rischi.

Tra i soggetti sensibili possiamo elencare: gli anziani, i bambini e adolescenti, le persone con patologie uditive pregresse, le donne in stato di gravidanza o di allattamento, soggetti iperacusici, ecc.

Stress rumore correlato e normativa di riferimento

Per comprendere quali siano i parametri valutativi, si deve, senza dubbio, fare riferimento alla legge n. 447 del 26 ottobre 1995 “Legge quadro sull'inquinamento acustico” e al Titolo VIII, Capo II del D.Lgs 81/08 e s.m.i. “protezione dei lavoratori contro i rischi di esposizione al rumore durante il lavoro”.

 

Nella seguente tabella sono riportati i principali effetti associati all’esposizione a rumore.  

La tabella ci dimostra come il rumore è considerato una fonte di stress che può insorgere anche con livelli espositivi ben al di sotto della soglia di rischio per l’apparato uditivo.

 

Tra gli effetti extra-uditivi possiamo nominare anche quelli associati al sonno e riposo, costatando:

- 5 ± 5dBA - allungamento del tempo di addormentamento di almeno 20 minuti. Risvegli nel 10% dei soggetti esposti;

- 45-50dBA - disturbi dell’architettura del sonno e reazioni neurovegetative;

- 50-60dBA - tempo di addormentamento prolungato sino ad 1 ora e mezzo o più. Si svegliano i bambini;

- 60-70dBA - gravi alterazioni della qualità e della durata del sonno. Frequenti risvegli;

- 70-75dBA - la maggior parte dei soggetti esposti si sveglia molto frequentemente. Forte riduzioni delle fasi IV e REM del sonno.

Quindi possiamo concludere dicendo che il rumore rappresenta un rischio per la salute dei lavoratori non soltanto per i suoi effetti uditivi.

Il datore di lavoro, nella valutazione dei rischi aziendale, deve tener conto non soltanto della misura dell’esposizione, assicurandosi di non superare le soglie limite dettate dal D.Lgs. 81/08, ma anche degli effetti extra-uditivi, connessi soprattutto allo stress lavoro correlato e al rischio di infortuni dovuti all’impossibilitata comunicazione verbale.