Quando si parla dei rischi associati al videoterminale (computer e altra strumentazione da lavoro corredata di uno schermo) si fa sempre riferimento a disturbi visivi e di tipo muscolo – scheletrico.
In effetti tra le misure di prevenzione e protezione più inflazionate si annoverano:
•L’ergonomia della postazione di lavoro, che deve rispettare determinate caratteristiche per arrivare alla corretta postura e non affaticare eccessivamente la vista dell’operatore.
•Sorveglianza sanitaria, quando si superano le venti ore di esposizione settimanale.
•Pause di lavoro.
•Formazione e informazione degli addetti.
Ovviamente tutte queste misure di prevenzione e protezione sono assai utili per minimizzare il rischio connesso ai videoterminali, ma troppo poco spesso si considera anche la sfera psicologica, dimenticandosi che la salute del lavoratore significa completo stato di benessere psicofisico e sociale. In particolare, lo stress lavoro - correlato può colpire numerosi impiegati che devono far fronte al “sovraccarico mentale”.
L’INAIL ha pubblicato un documento dal titolo “Possibili disturbi dal lavoro al VDT”, nel quale si fa un chiaro riferimento allo stress lavoro - correlato: viene sottolineato che lo stesso può derivare dalle caratteristiche proprie del compito o dell’attività che si sta svolgendo, come nel caso dei lavori a scadenza, ma che può essere scaturito anche da un’errata disposizione della postazione di lavoro o da un ambiente lavorativo opprimente.
L’affaticamento mentale che accompagna spesso il lavoro al videoterminale, può provocare conseguenze all’apparato cardiocircolatorio, con aumenti di pressione e di frequenza cardiaca.
In un altro documento intitolato, per l’appunto, “Carico di lavoro mentale” (N. Todaro), si vuole andare a studiare questo parametro all’interno dei sistemi lavorativi, dimostrando come lo stesso è influenzato da fenomeni interni (le caratteristiche del lavoro) e da fenomeni esterni (ambiente lavorativo e rapporti di lavoro).
Nei casi di eccessiva sollecitazione mentale o anche in situazioni di scarsa sollecitazione, si può indurre lo strain, ovvero la fatica mentale. Questa può andare ad influenzare la capacità di reazione del soggetto agli stimoli lavorativi, instaurando sensazioni di fatica, maggiore propensione agli errori di valutazione e al rapporto sfavorevole tra prestazione e sforzo richiesto.
Occorre sottolineare che non sempre lo stress lavoro – correlato è un evento negativo: l’Eustress (stress positivo) aiuta a mantenere la concentrazione e a rispondere agli stimoli esterni in maniera ottimale.
La misura di prevenzione ottimale per lo stress lavoro correlato, soprattutto nel caso dei videoterminalisti, è una corretta programmazione dell’attività lavorativa, cercando di attuare una rotazione tra i compiti di carico mentale diverso: evitare carichi di lavoro eccessivi o insufficienti, alternare i compiti ripetitivi, lavorare sulla pressione temporale.
In ultima analisi, occorre fare riferimento al lavoro agile: con la diffusione del virus SARS – CoV – 2 che ha portato all’inizio del 2020 ad una vera e propria pandemia mondiale, molte aziende hanno fatto ricorso alla pratica dello smart working, così da limitare i contatti tra lavoratori all’interno dell’azienda.
Molte delle stesse hanno affermato che continueranno ad utilizzare questa nuova opportunità anche una volta terminata l’emergenza sanitaria. Il lavoro agile cambia senza dubbio lo scenario di rischio per quanto concerne i videoterminalisti, proprio perché gli stessi rimangono nella loro propria dimora.
In primo luogo la postazione di lavoro “da casa” dovrà essere ergonomica e, quindi, il lavoratore dovrà essere informato sulle caratteristiche che devono avere seduta, scrivania, monitor, tastiera ecc.
In seguito si dovrà valutare una nuova tipologia di stress lavoro correlato, dato dalla compresenza di sfera privata e lavorativa, che dovranno essere separate per raggiungere l’ottimizzazione lavorativa.