La tragedia avvenuta il 5 luglio 2025 a Roma, in via dei Gordiani, ha riportato al centro del dibattito pubblico la questione della sicurezza degli impianti di distribuzione di GPL (Gas di Petrolio Liquefatto).
Durante un’operazione di scarico da un’autocisterna, una violenta esplosione ha devastato il distributore e causato decine di feriti, oltre alla morte di un operatore.
Mentre le autorità indagano sulle cause esatte dell’incidente, è utile comprendere come funziona un distributore di GPL e quali sono i potenziali rischi connessi al suo utilizzo.
Il GPL è una miscela di idrocarburi, principalmente propano e butano, che a temperatura ambiente si presenta allo stato gassoso, ma può essere facilmente liquefatto tramite compressione.
Viene utilizzato come combustibile alternativo per veicoli, impianti domestici e industriali.
Proprio perché altamente infiammabile e conservato sotto pressione, il GPL richiede impianti costruiti secondo rigidi criteri di sicurezza.
Un impianto di distribuzione di GPL per autotrazione è composto da una serie di elementi tecnici specifici, regolamentati dalla normativa antincendio (DPR 340/2003).
I principali sono:
- Serbatoi interrati: contengono il GPL in forma liquida, mantenuto sotto pressione (tra 5 e 10 bar) per conservarne il volume e garantire la stabilità del gas.
I serbatoi sono spesso interrati per motivi di sicurezza.
- Punto di carico: l’area dove si collega l’autocisterna che rifornisce il distributore.
- Pompe di trasferimento: dispositivi che spingono il GPL dalla cisterna al serbatoio dell’impianto e da lì all’automobile.
- Apparecchi di erogazione: simili ai classici distributori di benzina, permettono il rifornimento del veicolo in modalità automatica o assistita.
- Valvole di sicurezza e sistema di controllo remoto: in caso di emergenza (ad esempio un incendio), queste valvole permettono l’interruzione immediata del flusso di gas.
Il processo di rifornimento prevede 2 fasi principali:
1. Scarico del GPL dall’autocisterna al serbatoio fisso: quando arriva l’autocisterna, l’operatore collega delle manichette di alta resistenza al punto di carico del distributore. Una pompa, montata sulla cisterna o sull’impianto, trasferisce il GPL liquido attraverso tubazioni fisse nel serbatoio interrato.
Durante questa operazione, le valvole di sicurezza devono essere completamente operative: la minima perdita o un malfunzionamento può portare alla fuoriuscita di gas, che in presenza di una fonte di accensione può causare un incendio o un’esplosione.
2. Erogazione del GPL ai veicoli: una volta stoccato, il gas viene trasferito all’auto tramite pompe a pistone o a ingranaggi.
Questi sistemi garantiscono un flusso costante e sicuro fino all’ugello della pistola di rifornimento, che si aggancia ermeticamente al serbatoio del veicolo.
2 sono i principali tipi di pompe utilizzate nei distributori:
- Pompe a pistone: sfruttano il movimento alternato di un pistone per creare un vuoto che aspira il liquido e lo spinge verso l’erogatore.
- Pompe a ingranaggi: utilizzano due ruote dentate che ruotano in senso opposto. Il liquido si incanala tra i denti degli ingranaggi e viene spinto fino al punto di erogazione.
Entrambi i sistemi sono progettati per lavorare con gas liquefatti ad alta pressione e devono essere mantenuti in perfetta efficienza.
Nonostante le norme di sicurezza, diversi punti critici possono generare incidenti:
- Manichette usurate o non correttamente collegate;
- Valvole non funzionanti o bloccate;
- Errore umano nella gestione della pressione o delle sequenze operative;
- Presenza di scintille o fonti di accensione nelle vicinanze.
- Il minimo errore o difetto tecnico, specie durante la fase di carico da autocisterna, può innescare una catena di eventi pericolosissima.
L’esplosione di via dei Gordiani è un caso emblematico di quanto sia delicata la gestione di carburanti ad alto rischio come il GPL.
Al di là della dinamica ancora sotto inchiesta, resta il fatto che la manutenzione, il monitoraggio continuo e la formazione del personale devono essere priorità assolute.
Questa tragedia impone una riflessione urgente su come vengano progettati, controllati e localizzati questi impianti, spesso a pochi metri da scuole, abitazioni e luoghi pubblici. La sicurezza non può essere un optional.