“Solo una sana e consapevole libidine, salva il giovane dallo stress e dal Covid-19”, potrebbe essere il titolo di una nuova canzone che riprende spunto da un grandissimo successo della fine degli anni ’80 di Zucchero ben lontano dalla situazione socio-economica di oggi.
L’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, che ha caratterizzato questo 2020, ha generato ansie e preoccupazioni dovute non solo alla paura del contagio ma anche, e soprattutto, all’incertezza socio-economica. In pochi mesi è completamente cambiato lo scenario lavorativo a cui tutti eravamo ormai abituati, partendo dalle procedure aziendali anti-contagio, fino ad arrivare allo smart working, che ha catapultato i lavoratori in un futuro non così idilliaco come ci si aspettava. A tutte le modifiche organizzative e gestionali, si aggiunge poi un aumentato livello di insicurezza legato alla prospettiva di un autunno e un inverno ancora più duri che si spingono verso un progressivo aumento di contagi. Davanti ad una crisi come questa che ci ha colpito (e ancora forse ci deve dare il “colpo di grazia”) ci sono due potenziali soluzioni: scappare e/o arrendersi o evolversi verso qualcosa di nuovo, ma anche l’adattamento a moderne situazioni potrebbe generare disagio e portare i lavoratori verso disfunzioni lavorative. Nello scenario emergente, tra la paura di essere contagiati, l’ansia a causa dell’imminente crisi economica e l’inadeguatezza alle moderne organizzazioni lavorative, si assiste sempre di più a condizioni problematiche che possono essere riconducibili a stati definiti di stress lavoro – correlato.
Riuscire a controllare questa situazione è estremamente complicato per tre ragioni fondamentali:
• la causa dello stress è, per la prima volta, esterna (è dovuta infatti al Coronavirus).
• Si tratta di eventi generali e non particolari: mentre lo stress risultava essere prerogativa solo di certe mansioni, ora, a causa della pandemia globale, tutte le attività sono soggette a questo rischio.
• Vi è difficoltà a comprendere l’effettiva estensione temporale del problema: non si sa quando questa emergenza sanitaria volgerà al termine.
Particolarmente significativa è la problematica dello stress lavoro - correlato associata alle mansioni socio-assistenziali e sanitarie. Specialmente in questo periodo, infermieri, medici, OSS e assistenti sanitari potrebbero andare incontro ad aumenti importanti del carico di stress con conseguenze a livello fisico ed emotivo che possono condurre al cosiddetto BURN OUT.
Con il termine burn out si va ad indicare una patologia collegata allo stress lavoro – correlato che spesso colpisce coloro che svolgono mansioni dette “helping professions” (professioni d’aiuto).
Il termine deriva dall’inglese e significa “esaurito”, “bruciato” e descrive la depersonalizzazione, l’esaurimento emotivo e la ridotta realizzazione personale di questi professionisti che mostrano sempre meno empatia nei confronti delle persone che aiutano fino ad isolarsi completamente.
Tra i sintomi e i segni si annoverano: insonnia, astenia, depressione, assenteismo, isolamento ma anche nausea, vertigini, crisi di pianto e di affanno.
La domanda risulta quindi essere spontanea: cosa può fare il datore di lavoro per evitare condizioni stressanti in un contesto come quello dell’emergenza sanitaria dovuta al nuovo Coronavirus?
In primo luogo è necessario rivedere la valutazione del rischio stress lavoro – correlato soprattutto quando le modificazioni a livello organizzativo sono state ingenti (come nel caso dell’introduzione dello smart working).
Altro punto molto importante riguarda la comunicazione interna all’azienda tra il vertice aziendale e i collaboratori che deve essere chiara, concisa e frequente.
Infine è fondamentale formare e informare i lavoratori, sia sulle procedure aziendali anti-contagio, ma anche sui rischi stress lavoro – correlato, sulle metodiche per prevenirlo e sulle tecniche per gestire i cambiamenti a livello lavorativo. A tal proposito, dopo attente valutazioni fatte sulla base di numerose richieste, abbiamo delineato un progetto formativo ad hoc che tratti argomenti specifici e delicati quali i cambiamenti organizzativi e lavorativi dovuti all’emergenza sanitaria, la valutazione del rischio stress lavoro – correlato, interventi di prevenzione e protezione da attuare, misure aziendali da effettuare a livello organizzativo ed individuale.