STRATEGIE DI PREVENZIONE COVID-19: COORDINAMENTO, COMUNICAZIONE E SORVEGLIANZA INTEGRATA

Come anticipato da tutti i notiziari telematici e non, le misure attivate nel nostro Paese per cercare di rallentare la diffusione del “nuovo virus” stanno dando dei risultati, anche se non così rapidi come sperato. Nonostante ciò, è doveroso ricordare che le strategie di prevenzione promosse dallo Stato ci accompagneranno per tutti questi mesi invernali e quindi ci sembra opportuno tornare a parlare del documento “Prevenzione e risposta a Covid-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunnale” integrato al DPCM del 03/11/20 e già affrontato da noi nei precedenti articoli.

Nello specifico tratteremo di alcuni dei pilastri dell’OMS, fondamento dei documenti stessi.

1. Coordinamento nazionale, pianificazione e monitoraggio

Relativamente al primo pilastro si vanno a riportare le varie iniziative promulgate in materia di coordinamento, nello specifico tutti i sistemi di programmazione regionali continuano ad essere monitorati e sono attivi dei percorsi di formazione modalità FAD creati dall’ISS. Altro tema importante è la tutela infortunistica: l’INAIL ha promulgato indicazioni operative per la tutela dei lavoratori dall’emergenza sanitaria in corso, fornendo anche chiarimenti sulla modalità di denuncia di malattia-infortunio. L’INAIL insieme al Consiglio Nazionale degli Psicologi ha attivato un’iniziativa nazionale per il supporto psicologico agli operatori sanitari. L’obbiettivo principale è però quello di fornire procedure standardizzate e anche risorse specifiche per preparare tutti gli ospedali e le strutture sanitarie al periodo invernale, caratterizzato da un brusco aumento di casi.

2. Comunicazione del rischio e coinvolgimento della popolazione

La comunicazione non deve essere solo semplice e chiara per raggiungere un ampio target di popolazione, ma anche costante, coerente e coordinata per incentivare a comportamenti positivi e contrastare l’enorme numero di fake news che impazzano nel web. Uno degli scopi principali della comunicazione è quello di svolgere un’attività di preparedness, intesa a ridurre al minimo i rischi derivanti da malattie infettive.

3. Prevenzione e controllo delle infezioni – IPC

L’IPC è un approccio di tipo scientifico finalizzato a prevenire i rischi correlati alle infezioni nei pazienti e negli operatori sanitari. Nel periodo di transizione sono stati aggiornati tutti i documenti tecnici finalizzati al controllo e alla prevenzione delle infezioni grazie anche alla collaborazione degli esperti dell’OMS: sono stati rivisti i periodi e le modalità di isolamento domiciliare, le indicazioni per il corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale e i protocolli per il rientro a scuola.

4. Le attività di sorveglianza integrata nella fase di transizione

Il terzo pilastro dell’OMS riguarda la sorveglianza epidemiologica e microbiologica dei casi che è continuata anche nel periodo di transizione, ormai purtroppo superato. Il sistema di sorveglianza integrato va a raccogliere tutti i dati individuali delle persone risultate positive in una piattaforma on line così da monitorare l’andamento dell’epidemia del nostro paese e di effettuare degli studi specifici per sottogruppi di popolazione. Il Laboratorio Nazionale, istituito presso l’Istituto Superiore di Sanità, va a studiare i campioni inviati a cadenza mensile da ciascuna Regione e Provincia Autonoma. Lo scopo principale è quello di individuare e isolare i casi secondari così da interrompere la diffusione del virus. In questo specifico ambito si inserisce anche la programmazione e il potenziamento dell’App Immuni.

5. Il rafforzamento previsto per la stagione autunno- invernale

Nel periodo sopracitato, la sorveglianza sentinella per le malattie influenzali deve essere unificata con la sorveglianza integrata del Covid-19. Il sistema InfluNet si basa su un insieme di medici generale e pediatri di libera scelta che segnalano in una piattaforma web i casi di sindrome simil-influenzale. Serie di campioni biologici sono raccolti e inviati a laboratori per effettuare delle indagini virologiche. Corsi specifici di formazione sono previsti per gli operatori sanitari deputati alla sorveglianza epidemiologica e microbiologica del nuovo Coronavirus e sono anche previste delle indagini ambientali.

Nell’ambito del periodo autunno-inverno si parla inoltre di effettuare indagini per definire la situazione attuale del contact tracing, di redigere delle indicazioni operative per la gestione dei focolai nelle scuole, di organizzare e gestire dei corsi FAD e di progettare una piattaforma on line per i casi di allerta rapida.

6. La rete dei laboratori regionali e nazionali

Il quinto pilastro dell’OMS si riferisce ai laboratori nazionali, già citati precedentemente. Con l’approvazione del Decreto Rilancio, viene sottolineato il ruolo fondamentale dei laboratori in tutta la strategia messa in atto per il contrasto del virus. Nello stesso viene indicato che le Regioni e le Provincie Autonome devono individuare a livello territoriale i laboratori di Microbiologia e Virologia che hanno le caratteristiche necessarie per coprire i servizi e le prestazioni legate all’epidemia. A livello territoriale viene inoltre indicato un laboratorio di riferimento regionale che si occupa, tra l’altro, del coordinamento e della cooperazione con l’ISS.

Tra i vari compiti degli stessi si elencano il supporto laboratoristico, il supporto per la produzione di reagenti in-house e la valutazione dei protocolli per la diagnosi rapida, con costi contenuti e senza necessità di personale medico specializzato.

In conclusione, nonostante gli ultimi miglioramenti, siamo ancora lontani dal momento in cui ci getteremo questa pandemia globale alle spalle: anche se la speranza di un vaccino diventa sempre più concreta, le ripercussioni economiche e sociali della stessa ci accompagneranno negli anni a venire.

In questa situazione di emergenza, è fondamentale l’aiuto dei singoli al sistema sanitario nazionale che, a causa di un progressivo passaggio ad uno scenario di tipo 4, trova difficoltà ad effettuare una sorveglianza epidemiologica e un contact tracing ottimale. È responsabilità dei singoli cittadini di rispettare le indicazioni non solo negli ambienti di vita, ma anche negli ambienti di lavoro attraverso la redazione di un protocollo anti - contagio specifico e l’attuazione di misure prevenzionistiche idonee al tipo di attività.