In genere i principali scopi di valutazione possono essere:
a) trasferimento (cessione o fusione d'azienda);
b) liquidazione;
c) trasformazione del tipo societario;
d) recesso del socio.
Il fine della valutazione è quello della determinazione del reddito periodico d'esercizio e avremo come risultato finale il capitale di funzionamento o di gestione. Se invece il fine è quello della liquidazione sarà quello del capitale di liquidazione.
Esistono altre fattispecie in cui queste tecniche possono essere utilmente utilizzate?
Ponendo l’assunto che il valore di un’azienda è essenzialmente la capacità dell’azienda stessa di produrre ricchezza - utilizzando appunto il metodo reddituale puro con attualizzazione limitata del profitto medio - la determinazione del capitale economico – o meglio le variazioni di questo al variare delle fattispecie di gestione – possono a mio modesto parere essere utilizzate per valutare i valori limite d’investimento entro cui intraprendere o meno iniziative imprenditoriali quali valori di opportunità.
Al fine di meglio chiarire, illustro un esempio di fattispecie di utilizzo:
1. Azienda A) su cui effettuare le valutazioni, nel cui business quota parte è rappresentata dalla vendita di manufatti che – su propria progettazione e disegno – vengono prodotti da piccola azienda terzista;
2. Azienda B) (appunto la piccola azienda terzista) che nel pieno di una forte crisi economica-finanziaria è in situazione prefallimentare e prossima al fermo delle produzioni, che si offre in vendita all’azienda A);
3. L’azienda A) deve verificare l’ipotesi di acquisto in base a 2 presupposti:
a. La perdita del terzista azzera di fatto la quota parte delle vendite legate alla fornitura di manufatti. La o le soluzioni alternative, causa le peculiarità dei prodotti e i tempi di trasferimento del know how, farebbero presumibilmente perdere l’intera quota di mercato.
b. L’acquisizione ed il controllo del terzista, non solo manterrebbe le forniture senza soluzione di continuità, ma sarebbe foriera di sviluppo delle vendite, sinora frenato da insufficienti forniture dei manufatti.
4. A prescindere del valore attribuito all’azienda B) – da determinare in sede di eventuale trattativa d’acquisto – devono essere valutate per l’azienda A) la perdita di opportunità (venir meno delle vendite legate alle forniture in acquisto) e l’incremento di opportunità (derivante dalle maggiori vendite dei manufatti forniti, giudicate certe dalla governance aziendale).
Quindi si propone questo metodo di calcolo:
La prima tabella evidenzia il primo margine (esclusivamente riferito al segmento in questione) per:
a) anno 2019, che è lo standard attuale su cui parametrare le variazioni;
b) Decremento perdita di opportunità che ipotizza l’intera perdita delle forniture e delle vendite;
c) Incremento aumento di opportunità che ipotizza l’incremento atteso delle vendite, in ragione dell’acquisto.
Nella seconda tabella, si applicano le variazioni della seconda e terza colonna sul bilancio 2019, ottenendo il risultato al netto della gestione straordinaria e dei tributi. Questi risultati - per il 2019 e per l’ipotesi di perdite e aumento - coincidono con il reddito medio atteso d’attualizzare sul periodo di 5 anni al tasso del 7,5%.
Da cui ricavare i valori dell’azienda A) – al variare delle ipotesi – utilizzando la metodologia reddituale pura con attualizzazione limitata del profitto medio:
Ritengo ulteriormente puntualizzare:
1. i valori sono determinati dalle 2 ipotesi, calate sul bilancio 2019, restando invariate le altre voci salvo quelle indicate nella prima tabella:
a. perdita totale dei ricavi legati alla fornitura;
b. incremento degli acquisti dei manufatti (e dei relativi ricavi) sino a oltre il doppio dei valori 2019;
c. perdita, aumento e range sono sulle ipotesi estreme;
2. Il valore di 1044K quale incremento di opportunità, non indica che l’azienda A) può pagare sino a tale importo l’azienda B) in quanto è determinato da:
a. un’ipotesi d’incremento vendite non certa;
b. il mantenimento dei margini pari al 2019, nonostante il raddoppio dei volumi;
c. un sostanziale mantenimento dei costi fissi a livello del 2019 (salvo quanto indicato nella prima tabella).