Negli ambienti professionali, vi possono essere alcuni agenti chimici che rappresentano un pericolo concreto per la salute dei lavoratori.
Tra questi, le polveri derivanti dalla lavorazione del legno duro e il benzene occupano un posto rilevante, essendo riconosciuti come cancerogeni per l’uomo.
È essenziale conoscere i meccanismi con cui questi agenti producono danni, gli organi più colpiti e le misure di prevenzione efficaci per minimizzare l’esposizione.
Le polveri di legno duro sono particelle sottili disperse nell’aria, prodotte durante taglio, piallatura, levigatura, rifinitura o manutenzione dei macchinari.
Il legno duro — ad esempio quercia, noce, mogano, palissandro — è particolarmente pericoloso perché le sue polveri presentano capacità irritanti e cancerogene maggiori rispetto a quelle dei legni “teneri”.
Queste polveri si generano in molte attività tipiche dell’industria del legno: falegnameria, produzione di mobili, lavorazioni di rifinitura, pulizia a secco delle macchine, manutenzioni locali, ecc.
Quando le polveri vengono inalate, possono depositarsi nelle mucose nasali, nei seni paranasali e nelle vie respiratorie.
Le principali patologie correlate includono:
- Neoplasie delle fosse nasali e dei seni paranasali (ad esempio: adenocarcinoma);
- Disturbi respiratori cronici, come bronchiti, asma, irritazioni nasali o oculari.
Le particelle più fini hanno la capacità di penetrare in profondità, aumentando il rischio associato.
L’Unione europea classifica le polveri di legno duro come agenti cancerogeni, chiedendo che le esposizioni siano tenute ai livelli più bassi possibile.
Per ridurre il rischio da polveri di legno, le misure da adottare includono:
1. Controlli tecnici:
- Installazione di impianti di aspirazione puntuale (localizzati vicino alla fonte);
- Sistemi di estrazione e ventilazione generale con condotti dedicati;
- Progettazione del flusso d’aria per evitare zone morte.
2. Manutenzione e verifica:
- Pulizia periodica degli impianti (filtri, tubazioni);
- Controlli strumentali regolari per accertare il corretto funzionamento;
- Programmazione di interventi straordinari in caso di accumuli di polvere.
3. Buone pratiche operative:
- Minimizzare la dispersione: evitare soffiature ad aria compressa se non controllate;
- Utilizzo corretto dei macchinari e delle procedure;
- Organizzazione delle attività in modo da ridurre la presenza contemporanea dell’operatore nell’area di lavorazione durante il picco di polverosità.
4. Dispositivi di protezione individuale (DPI):
- Maschere con filtri adatti (classe FFP2 o FFP3, se necessario);
- Protezione degli occhi, visiere o occhiali anti‑polvere;
- Utilizzo di abbigliamento professionale lavabile o monouso.
5. Sorveglianza sanitaria e formazione:
- Visite mediche periodiche con monitoraggio specifico;
- Informazione e formazione costante dei lavoratori sui rischi e sui comportamenti corretti;
- Registrazione delle esposizioni, come previsto nei sistemi nazionali (ad esempio: SIREP in Italia).
Il benzene è un composto organico volatile, inodore, altamente infiammabile, appartenente alla classe degli idrocarburi aromatici.
È classificato come agente cancerogeno di categoria 1A (pericoloso per l’uomo). Viene impiegato in molte industrie (produzione di vernici, solventi, materie plastiche, farmaci, ecc.) e può formarsi anche come sottoprodotto di combustione.
L’assorbimento avviene prevalentemente per via inalatoria, data la facilità con cui il benzene si vaporizza a temperatura ambiente. Un’esposizione prolungata o ad alte concentrazioni può compromettere principalmente il sistema linfo-ematopoietico, con rischio di effetti gravi come la leucemia.
L’assorbimento cutaneo è meno rilevante, ma non totalmente trascurabile in contesti particolari.
Per tutelare i lavoratori dal rischio benzene si raccomandano strategie similia quelle per le polveri, adattate alle caratteristiche dei vapori:
1. Sostituzione, riduzione e contenimento:
- Evitare l’utilizzo di solventi a base di benzene quando esistono alternative meno pericolose;
- Ridurre la quantità in uso e contenere le operazioni in zone ben ventilate.
2. Ventilazione e captazione:
- Sistemi di estrazione localizzata nei punti critici;
- Ventilazione meccanica generale con ricambio d’aria;
- Filtri e sistemi di purificazione dell’aria.
3. Isolamento dei processi:
- Impianti chiusi o in ambiente confinato con aspirazione controllata;
- Automazione e distanziamento operatori dalle zone critiche.
4. Organizzazione e buone prassi:
- Divieto di fumare nei locali di lavoro;
- Mobilità del personale: limitare la permanenza nei locali a rischio;
- Procedure operative standard per contenere fuoriuscite e spandimenti.
5. DPI e protezioni individuali:
- Maschere con filtri assorbenti idonei (ad esempio: filtri A1, A2, A3 o combinati, in base alla concentrazione);
- Guanti resistenti ai solventi e protezione cutanea;
- Occhiali o visiere, quando c’è rischio di spruzzi.
6. Monitoraggio e sorveglianza sanitaria:
- Controlli ambientali periodici con misurazioni delle concentrazioni di benzene;
- Esami ematochimici e visite mediche per individuare eventuali alterazioni;
- Informazione e formazione rivolta ai lavoratori sui rischi legati all’esposizione.
- In Italia, il D.Lgs. 81/2008 prescrive che il datore di lavoro valuti i rischi chimici, individui le misure di prevenzione e protezione, e incarichi eventuali controlli strumentali.
- Le sostanze classificate come cancerogene richiedono che le esposizioni siano mantenute al livello più basso possibile.
- Inoltre, la normativa italiana prevede che le esposizioni professionali siano registrate e notificate ai sistemi competenti (ad esempio: SIREP) per fini statistici e di sorveglianza.
Le polveri derivanti dal legno duro e il benzene sono agenti chimici che rappresentano rischi concreti per la salute dei lavoratori: epitelio nasale, vie respiratorie, e sistema ematopoietico sono i principali bersagli.
Tuttavia, attraverso un approccio integrato, basato su controlli tecnici, buone pratiche operative, dispositivi di protezione individuale, sorveglianza sanitaria e formazione, è possibile contenere in modo significativo i rischi.